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«Anche adesso, mentre parliamo al telefono, si sentono i colpi di artiglieria e il rumore delle esplosioni». Padre Luca Bovio parla dalla parrocchia del Sacro Cuore, l'unica cattolica di Cherson, guidata da don Maksym Padlewski, originario di questa città dell'Ucraina meridionale. Nelle zone del fronte gli scontri fra russi e ucraini continuano senza tregua, con ritmo serrato. Padre Luca, milanese, missionario della Consolata da 15 anni in servizio a Varsavia, è arrivato qui dalla Polonia, passando per Kyiv, per una nuova missione umanitaria in Ucraina. Da quando è iniziata la guerra, il missionario ha compiuto numerosi viaggi umanitari in varie zone del Paese, per portare aiuti alla popolazione sofferente. Dopo il disastro, la notte dello scorso 6 giugno, della diga Nova Kakhovka, sul fiume Dnipro, nella parte delle regione di Cherson occupata dalle forze russe, la situazione nella città capoluogo dell'oblast e nei villaggi del territorio resta fortemente drammatica e la popolazione, colpita dalla terribile inondazione, ha bisogno di tutto.
«Dati ufficiali non ci sono, ma ci riferiscono che a Cherson - città sulla riva destra del Dnipro - su 300mila abitanti prima della guerra ora ne sono rimasti appena 20-25mila», racconta padre Luca. «Siamo stati a visitare i villaggi circorstanti, inondati: lì ci siamo resi conto che il problema principale adesso è la mancanza dell'acqua potabile. In città abbiamo portato aiuti all'ospedale pediatrico, che si trova vicino alla parrocchia. Abbiamo distribuito tantissime medicine, siringhe, paracetamolo e soprattutto pastiglie per disinfettare l'acqua. In questo ospedale prima della guerra nascevano in media 1.500 bambini all'anno. Adesso, in tempo di guerra, in media 20-22 bambini al mese. Abbiamo visitato una mensa per le persone bisognose, organizzata e gestita dai padri domenicani, dove vengono preparati circa mille pasti al giorno. Il pasto può essere consumato sul posto, o portato a casa, oppure sono i volontari a occuparsi della distribuzione».
A Cherson - che era stata occupata dai russi e poi liberata a novembre del 2022 - gli spari e i bombardamenti sono continui, giorno e notte. «Qui c'è il coprifuoco alle 21, ma già nel pomeriggio in giro non si vede quasi più nessuno. Poco tempo fa è venuto qui il cardinale Konrad Krajewski, gli aiuti umanitari per fortuna arrivano. Una volta al mese viene fatta la distribuzione di beni nella parrocchia, ma il problema è che quando centinaia di persone si radunano in uno stesso posto diventano facilmente bersagli sensibili. E allora anche la distribuzione deve essere fatta con molta attenzione e rapidità, per non diventare un pericolo per la gente».
Dopo Cherson, padre Luca ha visitato la città di Mykolaiv, che insieme a Odessa nei giorni scorsi è stata bersaglio di pesanti bombardamenti russi: il bilancio è stato di un morto, in un edificio nel centro della città, e una ventina di feriti fra cui alcuni bambini. A Odessa un attacco missilistico ha devastato la Cattedrale ortodossa della Trasfigurazione. Secondo Kyiv, gli attacchi russi avrebbero puntato a distruggere le infrastrutture per le esportazioni dei cereali, dopo pochi giorni dal mancato rinnovo da parte di Mosca dell'accordo sul grano, il patto del 2022 che permetteva ai cereali ucraina di transitare in sicurezza attraverso il Mar Nero.
(Foto Reuters: la diga Nova Kakhovka, nella regione di Cherson, dopo il crollo)



