«Questo pezzo mi è piaciuto da subito perché parla del rapporto padre-fiŽglia, mettendo al bando tanti preconcetti», dice Marco Liorni (50 anni), conduttore della trasmissione di Rai 1 La vita in diretta e impegnato in teatro con il gruppo formativo Teatro in movimento per sensibilizzare i giovani sui temi sociali, ma soprattutto papà di Emma, 11 anni, Viola, 5 e Niccolò, 21. «Esce fuori tutta la tenerezza di un padre verso la Žfiglia, rompendo i vecchi schemi: anche noi piangiamo, ci commuoviamo. A volte abbiamo delle ritrosie a mostrarlo, ma dovremmo cominciare a farlo senza vergognarcene, anche come crescita personale. La Žfiglia dice al padre perché ha rinunciato alla felicità, gli fa delle domande, il rapporto è paritario ed è un confronto bellissimo».

Sul suo ruolo di padre sottolinea l’importanza di evitare eccessivi pudori e dirsi le cose, senza tradire i livelli educativi, che non devono essere confusi. «Amico dei propri fiŽgli sì, ma mantenendo il ruolo di genitore che deve dare l’esempio ed educare. Emma vive una fase delicata, sta formando la sua identità e cercando un’individualità: il mio ruolo è di accompagnarla in questo percorso senza soffocarla. Con Viola, la più piccola, è ancora tutto un gioco: si comincia al mattino quando ci laviamo il viso».
Su cosa vorrebbe che gli dicessero un domani le sue fiŽglie, non ha dubbi: «Che sono stato una persona vera e non ho mai tradito il ruolo di padre, e che si sono anche un po’ divertite con me. Sogno per loro un futuro il più possibile libero, con accanto degli uomini che sappiano accettare la loro parte femminile, la loro tenerezza». Cosa non si perdonerebbe? «Bisogna anche sapersi perdonare e ammettere i propri errori con i Žfigli: è uno dei più grandi esempi di vita», dice.