di Sergio Casali

Un patentino digitale per gli adolescenti che prendono in mano il loro primo smartphone e un brevetto per aiutare i loro genitori a educarli all’uso dei device. È questa l’idea emersa nel corso del convegno Dipendenza da internet e hikikomori: adolescenti in fuga dalle pressioni sociali? organizzato a Genova dall’Associazione genitori scuole cattoliche (Agesc) per celebrarne il cinquantesimo anniversario a coronamento di un ciclo di decine di incontri nelle scuole della provincia di Genova che hanno coinvolto genitori ed insegnanti sui temi educativi più attuali.
Quello del ritiro sociale degli adolescenti e dei giovani è un tema drammatico in Italia, dove gli hikikomori si stima che siano – le cifre variano a seconda degli studi – tra il 70 e i 100 mila. Su di esso si sono confrontati il cardinale Angelo Bagnasco, che è stato presidente della Conferenza episcopale italiana dal 2007 al 2017, il neurochirurgo e psichiatra Massimo Gandolfini, consulente del governo al Dipartimento per le politiche antidroga, e lo psichiatra Giorgio Schiappacasse, a lungo direttore del servizio per le dipendenze patologiche di Genova.
È stato proprio Schiappacasse ad analizzare tecnicamente il fenomeno delle dipendenze legate all’abuso dei social network e videogiochi: «Le cose non succedono per caso, ma sono legate a un cambiamento profondo della nostra società, in cui le dipendenze non sono legate alla ribellione dei giovani, ma fanno parte del panorama sociale quotidiano e sostengono l’economia pubblica e privata: dal fumo di sigaretta all’alcol, dall’azzardo allo shopping compulsivo fino al consumo eccessivo di psicofarmaci». Anche la dipendenza da social network e telefoni cellulari viene da lontano e si collega con i nostri comportamenti «e crea danni molto seri – ha continuato lo psichiatra – come la deprivazione sociale, la frammentazione dell’attenzione e la privazione di sonno, fino ad arrivare alla dipendenza, dovuta al meccanismo della ricompensa variabile da like, che libera dopamina e finisce con il legare le persone». Schiappacasse si è rivolto alla sala gremita di persone raccolte dall’Agesc per provare a delineare una proposta: «Occorre unire le realtà che lavorano su questo, con degli stati generali dell'educazione di comunità. Perché il dramma dei giovani deve spingerci a far tornare di moda l'educazione. E poi ci vuole consapevolezza: lo smartphone è uno strumento potentissimo, prima di utilizzarlo gli adolescenti dovrebbero conseguire un patentino digitale che li aiuti a capire regole rischi e potenzialità. E ai loro genitori, analogamente, andrebbe richiesto di prendere una brevetto che li aiuti a vivere la propria responsabilità genitoriale, quella di controllare “dove va” il proprio figlio nello sconfinato mondo del web».
Anche il cardinale Angelo Bagnasco ha voluto cimentarsi sulle radici antropologiche di un fenomeno che, ha confessato «non conoscevo bene: il termine hikikomori ho dovuto farmelo tradurre». Se l’uomo è intrinsecamente un individuo in relazione, si è chiesto l’ex presidente della Cei, da dove nascono i fenomeni di isolamento?. «L’uomo si isola – ha spiegato Bagnasco – perché è inquinato da un'aria malsana che tutti respiriamo: una cultura fortemente individualistica che predica che non esistono realtà oggettive, ma solo opinioni e regole universali e decisioni degli individui. Questo genera grande confusione mentale e relativismo etico per cui ognuno si comporta come ritiene».
Il risultato sono donne e uomini che cercano di riempire il vuoto interiore con cose materiali e si ritrovano fragili, poco resistenti e capricciosi, pronti ad essere sottomessi da chi possiede denaro e potere. La risposta? Secondo il cardinale «dobbiamo imparare a pensare. Ritornare a pensare criticamente e sfidare i giovani a farlo. Pensare che i ragazzi non siano in grado di farlo è un tradimento verso di loro».