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Un sorriso gentile, cordiale. Il vescovo di Trieste, 61 anni il 5 agosto, è uomo che chiama le persone per nome. Lo ha rimarcato papa Francesco, sul palco in piazza dell’Unità, il 7 luglio scorso, quando ha chiuso la Settimana sociale della Chiesa italiana. «Ringrazio tanto il vescovo perché ha questa abitudine. Ogni persona, sana o malata, grande o piccola, ogni persona ha una dignità. La dignità si fa vedere con il nome e lui conosce il nome. Molto bello». Enrico Trevisi è un prete lombardo, nato ad Asola, in provincia di Mantova, ordinato a Cremona. Trieste l’ha vista la prima volta da vescovo. È stato nominato il 23 febbraio del 2023.
Trevisi guida una Chiesa di confine, su una frontiera che un tempo è stata luogo di guerra e di morte e che oggi rappresenta ancora tanta sofferenza per i migranti che percorrono la rotta balcanica per tentare di entrare in Europa. Trieste è anche una Chiesa in sinodo, come tutta la Chiesa italiana e mondiale in questi mesi. «Una maggiore corresponsabilità e comunione», sono i frutti che il vescovo già scorge nel cammino del Sinodo. «Non possediamo ricette di fronte alle sfide che abbiamo davanti, però possiamo sostenerci in una ricerca e in una testimonianza. Neanche Gesù ha guarito tutti gli ammalati, non ha sfamato tutti i poveri e non ha risolto il problema di tutte le oppressioni dei romani, ma ha vissuto il Vangelo. Non dobbiamo presumere di essere una Chiesa vincente su tutti i fronti, ma una comunità che davvero testimonia il Vangelo e fa appello a tutti per cambiare vita. Il mondo ha bisogno di questo. Non viviamo in un paradiso terrestre, ma non possiamo restare spettatori. La Settimana sociale dei cattolici è stata anche questo. Abbiamo un patrimonio, che chiamiamo Dottrina sociale della Chiesa, una tradizione viva che ha bisogno di essere continuamente rigenerata. È la nostra risposta per questo tempo che Dio ci ha affidato».
Leggi l’intervista completa a monsignor Enrico Trevisi sul numero di CREDERE in distribuzione nelle edicole e nelle librerie religiose da giovedì 1 agosto e nelle parrocchie da sabato 3 agosto. Oppure acquista una copia digitale qui.
Questo articolo è una collaborazione con la rivista Credere
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