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di Beatrice Mari
«Perché quando vi svegliate non pensate tutte le mattine ai diritti delle bambine e dei bambini?». Questo avrebbero voluto chiedere gli alunni e le alunne dell’Istituto Comprensivo Francesco Cappelli di Milano al provveditorato lunedì 21 ottobre. Alla luce di un anno scolastico iniziato, se è possibile, ancor più faticosamente. «Con un taglio degli insegnanti di sostegno del cinquanta per cento» sottolinea il maestro Paolo Limonta che si è preoccupato di coordinare quella doveva essere “un'uscita didattica di educazione civica in Provveditorato per sottolineare il nostro dissenso relativo alla mancanza di insegnanti di sostegno” di bambini, genitori e insegnanti insieme delle interclassi di terza, quarta e quinta primaria. L’uscita però non è stata autorizzata.
La mattina stessa del 21 ottobre, allora, Limonta e colleghi hanno deciso di far appendere alla cancellata di ingresso della scuola i cartelli che i bambini avevano preparato. Colorati e festosi, come i piccoli sanno fare, diretti e schietti nella loro incredulità: “Ci hanno rapito le maestre” si legge su uno; “Le maestre hanno finito il turno”; “Non toglieteci le maestre” e così via. Perché di questo si tratta: «capire il senso di una scelta che mette in difficoltà il bambino certificato, ma anche tutta la comunità scolastica». Una comunità, per altro quella del cosiddetto Trotter, che nella ricchezza della sua composizione ha più di una fatica: da quelle di apprendimento, a quelle linguistiche per la percentuale elevata di alunni figli di famiglie straniere. E dove comunque i bambini fragili sono il 9% del totale.


«Nella mia classe» continua Limonta «ci sono due bambini con necessità di un sostegno a tempo pieno, ma c’è un solo insegnante per tutti e due. E questo non è accettabile. Colpire i più fragili e colpire tutti. Ecco perché, a maggior ragione, ci dispiace essere qui a manifestare il disagio e non sotto le finestre del provveditorato. Oggi doveva essere il giorno dell’impegno civico della città verso i bambini e le bambine. Mi dispiace che l’ufficio scolastico si sia rifiutato di incontrarli. Hanno diritto a una scuola pubblica di qualità. Lo stato da troppi anni, invece, non mette la scuola al centro».
E i bambini? «Si sono accorti che c’è qualcosa che non va perché tutti i giorni vivono una situazione di emergenza con il turnover delle insegnanti di sostegno. Hanno capito e quando gli abbiamo detto che avremmo fatto la camminata per chiedere al provveditore il perché di questa situazione si sono entusiasmati». Poi però la camminata è stata annullata. «Con grandissima delusione nel sapere che gli adulti non vogliono parlare con loro dei loro problemi. Sì sono consolati solo quando gli abbiamo detto che avremmo attaccato i cartelli con i loro pensieri al cancello d’ingresso della scuola. E così è stato, come si confà a una scuola tradizionalmente accogliente, inclusiva e felice».



