E’ accaduto che uno degli uomini di fiducia più vicini al capo dello Stato, Francesco Saverio Garofani, si trovasse a cena "in un contesto informale", si dice in un ristorante con vista su Piazza Navona, e si abbandonasse a ragionare di politica tra amici, ipotizzando scenari e disquisendo di “scossoni” in grado di rovesciare la maggioranza di governo. Ma soprattutto è accaduto che almeno uno degli amici non fosse così fidato, se è vero che le disquisizioni di Garofani – non si sa quanto vere, non si sa quanto manipolate o decontestualizzate -  sono finite in un articolo della Verità, una delle gazzette più aggressive della destra, nota per il suo filoputinismo. Ci può stare, anche se dimostra a quale livello è conciata la stampa italiana: una chiacchiera diventa notiziona, addirittura complotto di Stato, come se i complotti di Stato si imbastissero su una terrazza pubblica con vista su Piazza Navona e i complottardi così fessi da raccontarlo tra amici, magari in un locale pubblico. Ma non è certo la prima volta, ormai ci abbiamo fatto il callo, nel giornalismo il fantasy non fa più scandalo, e poi uno potrebbe dire: chi se ne frega.

Quello che non ci può stare è che il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Galeazzo Bignami – uno che in gioventù si travestiva e si faceva fotografare da nazista con tanto di svastica -  raccogliesse la fanghiglia sparata dal ventilatore della Verità e la gettasse all’indirizzo del Colle, in Parlamento, spacciandola per un complotto ai danni della premier Giorgia Meloni, di cui è uno dei più stretti collaboratori.

Bignami ha addirittura apostrofato il Quirinale invitandolo a smentire il “comblotto” secondo cui “consiglieri del Quirinale auspicherebbero iniziative contro la premier”. Dunque ha ipotizzato che Mattarella fosse un complottista rasentando l’articolo 278 del codice penale, che prevede da uno a cinque anni di carcere per chi attenta all’onore e al prestigio del capo dello Stato. La nota diffusa dal Quirinale parla di “stupore” e di “confine del ridicolo” anche se il tutto fa ridere fino a un certo punto. Anche perché Garofani è anche consigliere per la Difesa del Quirinale e la fanghiglia arriva proprio all’indomani della riunione del Consiglio supremo di difesa che è presieduto dal capo dello Stato, l’arbitro costituzionale garante dell’equilibrio dei poteri costituzionali dello Stato, imparziale per definizione, come peraltro ha sempre dimostrato nei suoi due mandati. Lo stesso che nei giorni scorsi a Berlino aveva ammonito contro il pullulare dei dottor Stranamore nel mondo e aveva stigmatizzato come crimine le guerre d’aggressione, compresa la destabilizzazione messa in atto dalla Russia. Guarda caso. E non ha giovato il silenzio inquietante di Forza italia e Lega, che nel dissociarsi si sono limitati a qualche frase di circostanza. Per non parlare del mutismo imbarazzato della premier – almeno nelle prime 48 ore, prima di precipitarsi da Mattarella per evitare uno scontro costituzionale, ma definendo inopportune le parole di Garofani e dunque dando ragione a Bignami.  Ma il sottile nervosismo che aleggia nelle file del Centrodestra non può giustificare un tentativo sgangherato e maldestro del genere da parte di uno degli uomini di fiducia di Giorgia.

nella foto Ansa, Galeazzo Bignami