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LUCIO CROCE
Siamo un gruppo di pensionate e siamo molto arrabbiate con papa Francesco perché si preoccupa solo dei clandestini. Continua a dire che bisogna accoglierli, ma perché non se le porta in Vaticano queste persone che hanno sporcato l’Italia? Fanno figli a catena, tanto li crescono gli italiani. Il Papa si deve preoccupare dei nostri anziani ricoverati nelle case di riposo che vengono massacrati. Poveri anziani, hanno messo da parte qualche soldo per la vecchiaia e chi li dovrebbe guardare scarica la sua rabbia su di loro. Ci vogliono le telecamere nascoste in tutte queste strutture!
GIUSEPPA - Saronno
Rispondo innanzi tutto a Giuseppa e alle sue amiche. Carissime, capisco la vostra rabbia per come talvolta i nostri anziani sono trattati nelle strutture che li ospitano. Non mi sembra giusto, però, prendersela con il Papa. Egli richiama spesso l’attenzione sugli immigrati (non tutti sono clandestini), insegnandoci ad accoglierli con amore e rispetto e invitando i responsabili a politiche adeguate nei loro confronti. Non dimentichiamo che spesso fuggono da Paesi in guerra o dove è impossibile vivere in modo dignitoso. Eppure, papa Francesco ha ricordato tantissime volte anche gli anziani, i quali che non vanno messi da parte come uno “scarto” della società, ma vanno rispettati nel loro valore e nella loro dignità. In una udienza generale ha detto che «grazie ai progressi della medicina la vita si è allungata: ma la società non si è “allargata” alla vita! Il numero degli anziani si è moltiplicato, ma le nostre società non si sono organizzate abbastanza per fare posto a loro, con giusto rispetto e concreta considerazione per la loro fragilità e la loro dignità». E ha aggiunto: «Finché siamo giovani, siamo indotti a ignorare la vecchiaia, come se fosse una malattia da tenere lontana; quando poi diventiamo anziani, specialmente se siamo poveri, se siamo malati soli, sperimentiamo le lacune di una società programmata sull’efficienza, che conseguentemente ignora gli anziani».
In un’altra occasione ha pure citato le case di riposo. «Gli istituti che ospitano gli anziani», ha detto, «sono chiamati a essere luoghi di umanità e di attenzione amorevole, dove le persone più deboli non vengono dimenticate o trascurate, ma visitate, ricordate e custodite come fratelli e sorelle maggiori. Si esprime anche così la riconoscenza verso coloro che hanno dato tanto alla comunità e sono la sua radice». In realtà, papa Francesco si preoccupa di tutti, degli immigrati e degli anziani, ma anche dei giovani, di chi è senza lavoro, dei poveri in genere. E di tutto il popolo cristiano, anzi di ogni persona, che va amata e rispettata nella sua dignità. Spesso si fa una lettura selettiva delle parole del Papa, ricordando solo quello che ci interessa o ci dà fastidio, oppure togliendole dal contesto per darne una lettura fuorviante o parziale. Lo fanno in tanti, a partire dai grandi mezzi di informazione laici. Ma lo fanno anche tanti cattolici. E qui mi aggancio alle parole di Lucio. Sì, anch’io sono talvolta amareggiato dall’acredine nei confronti di papa Francesco. In certi casi si passa dalla legittima critica alla cattiveria, a una sorta di odio che non trova giustificazioni nel Vangelo. Da cosa dipende? Forse il Papa sta mettendo il dito nella piaga e alcuni si sentono toccati, messi in discussione nelle loro convinzioni o nelle loro abitudini e nei privilegi. Forse entra in gioco anche una caratteristica della cultura odierna, che tende a polarizzare le situazioni: o tutto bianco o tutto nero, o il Papa la pensa sempre come me oppure mai. C’è anche un abuso delle parole, che arrivano spesso all’insulto, soprattutto se coperte dall’anonimato di un manifesto, oppure di un commento su Internet. Lo stesso Francesco domenica scorsa ha messo in guardia dall’abitudine di lanciare offese come se si dicesse «Buongiorno», perché «chi insulta il fratello, uccide nel proprio cuore il fratello». Alla fine, è ancora papa Francesco che ci dà l’esempio e ci fa stare tranquilli. Ci invita prima di tutto a distinguere le opinioni in base allo spirito con il quale vengono espresse: «Quando non c’è un cattivo spirito», ha detto rispondendo a Stefania Falasca su Avvenire, «aiutano anche a camminare. Altre volte si vede subito che le critiche prendono qua e là per giustificare una posizione già assunta, non sono oneste, sono fatte con spirito cattivo per fomentare divisione». Papa Bergoglio, poi, ci rivela di essere sereno, nonostante le critiche. Lo ha detto parlando ai superiori degli istituti religiosi: «Qual è la sorgente della mia serenità? No, non prendo pastiglie tranquillanti! Gli italiani danno un bel consiglio: per vivere in pace ci vuole un sano menefreghismo». A Francesco piacciono le espressioni colorite! Ma poi spiega: «A Buenos Aires ero più ansioso, lo ammetto. Mi sentivo più teso e preoccupato. Insomma: non ero come adesso. Ho avuto un’esperienza molto particolare di pace profonda dal momento che sono stato eletto. E non mi lascia più. Vivo in pace». D.R.
Foto Alessandro Bianchi/Reuters



