Dai giornali e dalla Tv ho appreso la notizia della sentenza sulla causa di divorzio tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario. Il tribunale di Milano ha sancito che il “Cavaliere” deve corrispondere alla ex moglie centomila euro al giorno. Dopo la laurea in Ingegneria, ho lavorato per cinquanta anni, prima come dipendente e poi, una volta pensionato, come consulente. Ora percepisco una pensione mensile che al confronto della somma quotidiana che percepirà la signora Lario, è davvero una “mancia”. Se non un’elemosina. Sono indignato di tanto squilibrio sociale. È una vera e propria ingiustizia. Un’offesa alla stragrande maggioranza delle persone che hanno lavorato per una vita. Nell’enciclica Sollecitudo rei socialis, Giovanni Paolo II ha parlato di «strutture di peccato», presenti nella società. Bene, questo ne è un esempio. La gerarchia non dovrebbe tacere di fronte a tanta sperequazione.
Un pensionato

Sarà, senz’altro, tutto secondo le leggi, che regolano gli “alimenti” da passare alla moglie dopo il divorzio. Ma certe cifre, centomila euro al giorno, offendono milioni di lavoratori e pensionati, che faticano ad arrivare a fine mese. E fanno la fila alle mense della Caritas per un piatto di pasta. E di certo il Cavaliere non andrà in bolletta per mantenere Veronica, visto il patrimonio che si aggira sui quattro miliardi di euro. Il Paese ha bisogno di più giustizia sociale, di una più equa redistribuzione della ricchezza. Non è più tollerabile che, in tempi di crisi, i ricchi diventino ancora più ricchi, con maggiori privilegi, mentre tanta gente diventa più povera e soccombe sotto il peso di tasse e aumenti della spesa corrente.