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Il 16 ottobre 1986, Reinhold Messner, alpinista italiano, scriveva una pagina indelebile nella storia dell’umanità: diventava il primo uomo a conquistare tutti i 14 ottomila del pianeta. Con la scalata del Lhotse, Messner non solo completava un’impresa considerata impossibile, ma dimostrava che la volontà umana, unita a una preparazione fisica e mentale eccezionale, può superare ogni limite. La sua non era solo una sfida alle montagne, ma una ricerca interiore, un dialogo con la natura e con se stesso, che lo ha reso una figura leggendaria, capace di ispirare generazioni di alpinisti e sognatori.


Nato il 17 settembre 1944 a Bressanone, in Alto Adige, Messner è cresciuto tra le Dolomiti, dove ha sviluppato una passione viscerale per la montagna. Fin da giovane, ha dimostrato un talento straordinario, scalando vie sempre più ardite e innovando le tecniche alpinistiche. La sua filosofia era chiara: scalare in stile alpino, leggero, senza ossigeno supplementare, rispettando la montagna e se stesso. Un approccio che lo ha reso unico, e che ha rivoluzionato l’alpinismo moderno.
Il suo primato non è solo un record sportivo, ma un simbolo di perseveranza, coraggio e umiltà. Messner ha affrontato ogni ottomila con una determinazione incrollabile, spesso in solitaria, sfidando il freddo, il vento, la solitudine e la morte. Ogni cima conquistata è stata una tappa di un viaggio che va oltre l’alpinismo: un viaggio dentro l’anima umana.


Le 14 cime dell’Eternità
1. Nanga Parbat (8.126 m) – 27 giugno 1970
Stile: Spedizione
Compagno: il fratello Günther Messner
La prima grande sfida di Messner si trasformò in tragedia: il fratello Günther perse la vita durante la discesa. Questo evento segnò per sempre Reinhold, che da quel momento scalò con una consapevolezza nuova del rischio e del valore della vita.
2. Manaslu (8.163 m) – 25 aprile 1972
Stile: Spedizione
Compagni: Andi Schlick, Franz Jäger
Il Manaslu, in Nepal, fu la seconda cima di Messner. La salita, in condizioni meteorologiche avverse, dimostrò la sua capacità di resistere e adattarsi, qualità che lo avrebbero distinto in tutte le successive imprese.


3. Gasherbrum I (8.080 m) – 10 agosto 1975
Stile: Spedizione
Compagno: Peter Habeler
Con Peter Habeler, Messner scalò il Gasherbrum I, noto anche come Hidden Peak. Questa ascesa segnò l’inizio di una partnership leggendaria, che avrebbe portato i due a scrivere pagine memorabili dell’alpinismo.
4. Gasherbrum II (8.035 m) – 13 agosto 1975
Stile: Spedizione
Compagno: Peter Habeler
Pochi giorni dopo il Gasherbrum I, Messner e Habeler conquistarono anche il Gasherbrum II, dimostrando una resistenza e una sinergia fuori dal comune.


5. Everest (8.848 m) – 8 maggio 1978
Stile: Solitaria, senza ossigeno
Compagno: Peter Habeler (solo in salita)
L’Everest, il “Tetto del Mondo”, fu conquistato da Messner senza ossigeno supplementare, un’impresa rivoluzionaria. La sua scalata aprì una nuova era nell’alpinismo himalayano, dimostrando che l’uomo può superare i propri limiti con la forza della volontà.
6. K2 (8.611 m) – 12 luglio 1979
Stile: Spedizione
Compagno: Michael Dacher
Il K2, la “Montagna Selvaggia”, fu scalato da Messner seguendo una nuova via, la “Magic Line”. La discesa fu un incubo, ma la sua determinazione lo portò in salvo, consolidando la sua fama di alpinista invincibile.
7. Shishapangma (8.027 m) – 28 settembre 1982
Stile: Spedizione
Compagni: Friedel Mutschlechner, Oswald Ötz
Lo Shishapangma, l’unico ottomila interamente in Cina, fu scalato da Messner in una spedizione internazionale.


8. Kanchenjunga (8.586 m) – 6 ottobre 1982
Stile: Spedizione
Compagno: Friedel Mutschlechner
Il Kanchenjunga, la terza montagna più alta del mondo, fu scalato da Messner in condizioni di freddo estremo. La sua leadership e la capacità di prendere decisioni cruciali furono determinanti per il successo della spedizione.
9. Broad Peak (8.051 m) – 5 luglio 1983
Stile: Spedizione
Compagno: Michael Dacher
Il Broad Peak, noto per le sue creste infinite, fu scalato da Messner in una spedizione veloce e ben organizzata, dimostrando la sua capacità di adattarsi a ogni tipo di terreno e condizione.
10. Cho Oyu (8.188 m) – 5 ottobre 1983
Stile: Spedizione
Compagni: Hans Kammerlander, Michael Dacher
Il Cho Oyu, considerato uno degli ottomila più accessibili, fu scalato da Messner in una spedizione veloce ed efficace, dimostrando che anche le montagne “più facili” richiedono rispetto e preparazione.


11. Annapurna (8.091 m) – 24 aprile 1985
Stile: Solitaria
Compagno: Nessuno
L’Annapurna, la prima ottomila ad essere stata scalata, fu conquistata da Messner in solitaria, seguendo una via nuova e pericolosa. La sua ascesa fu un omaggio ai pionieri dell’alpinismo e una prova ulteriore del suo coraggio.
12. Dhaulagiri (8.167 m) – 15 maggio 1985
Stile: Solitaria
Compagno: Nessuno
Il Dhaulagiri, la “Montagna Bianca”, fu scalato da Messner in solitaria, in una delle sue imprese più audaci. La salita fu caratterizzata da un freddo polare e da una solitudine assoluta, che solo un alpinista della sua tempra poteva affrontare.


13. Makalu (8.485 m) – 26 settembre 1986
Stile: Solitaria
Compagno: Nessuno
Pochi mesi prima del Lhotse, Messner scalò il Makalu, una delle montagne più isolate e tecnicamente difficili. La sua scalata in solitaria fu un altro esempio della sua straordinaria capacità di resistenza e determinazione.
14. Lhotse (8.516 m) – 16 ottobre 1986
Stile: Solitaria
Compagno: Nessuno
Il 16 ottobre 1986, Reinhold Messner raggiunse la cima del Lhotse, completando così la scalata di tutti i 14 ottomila. Fu un momento di gioia pura, ma anche di profonda riflessione: aveva realizzato un sogno che sembrava impossibile, dimostrando che con passione, coraggio e umiltà, l’uomo può superare ogni limite.


Un’eredità che va oltre le montagne
Il 16 ottobre 1986, Reinhold Messner non conquistò solo una cima, ma un sogno. Il suo primato è un inno alla libertà, al coraggio e alla fede nelle proprie capacità. Messner ha dimostrato che, con passione e determinazione, si possono superare anche le sfide più ardue. La sua storia è un esempio per tutti: non importa quanto sia alta la montagna, ciò che conta è il desiderio di scalarla, passo dopo passo, con umiltà e rispetto.
Oggi, a 39 anni da quel giorno, il suo messaggio è più attuale che mai: le montagne sono maestre di vita, e ogni cima conquistata è una vittoria dello spirito umano.
Foto Ansa e Archivio Reihold Messner



