PHOTO
A chi ha almeno quarant'anni sarà successo di ascoltare il racconto di qualche nonno, o anche genitore, che ricordava le bacchettate sulle mani delle maestre a scuola. Gli sculaccioni o gli schiaffi educativi, diciamo così, dei genitori non venivano nemmeno menzionati, perché erano all'ordine del giorno e considerati normali. Da allora i rapporti fra genitori, la relazione fra individuo e autorità e la pedagogia dell'infanzia sono cambiati alla velocità della luce, o quasi. Per alcuni, si è passati addirittura all'estremo opposto, tanto che a un insegnante basta "sfiorare" un alunno per trovarsi davanti a un giudice.
A fotografare questo cambiamento è la condanna da parte del Consiglio d'Europa della Francia, accusata di non vietare in modo «sufficientemente chiaro, vincolante e preciso» le pene corporali, quindi schiaffi e sculacciate inclusi, violando l'articolo 17 della Carta europea dei diritti sociali. La condanna arriva in seguito a un'iniziativa dell'associazione britannica per la difesa dell'infanzia Approach.
Il guaio è che nemmeno la ricerca scientifica ha un parere unanime sulla questione. Meglio, esiste un orientamento generale e prevalente a condannare il ricorso a ogni forma di intervento fisico, considerato come una sconfitta educativa, e l'episodio di Pinocchio in cui Geppetto finisce in galera dopo aver preso per la collottola il monello sembra aver anticipato i tempi.
Tuttavia molti, soprattutto in ambito famigliare, quando la scena è occupata da genitori e figli, ritengono che in alcuni casi uno schiaffetto, una sculacciata - sempre distinti da un intervento violento naturalmente - possono avere un effetto benefico. Diverso se l'episodio si verifica in uno spazio pubblico e gli attori non sono genitori e figli, ma, ad esempio, insegnanti e alunni: in questo caso, l'adulto è sempre colpevole. Una cosa poi è intendere questo gesto come una punizione, un'altra come un misurato e affettuoso richiamo.
Ad alimentare il dibattito vi è ora questa presa di posizione del Consiglio d'Europa (27 Paesi, nel mondo sono 44 quelli che si sono pronunciati contro le punizioni corporali sui bambini), che ribadisce il divieto assoluto a ricorrere alla sculacciata.
A fotografare questo cambiamento è la condanna da parte del Consiglio d'Europa della Francia, accusata di non vietare in modo «sufficientemente chiaro, vincolante e preciso» le pene corporali, quindi schiaffi e sculacciate inclusi, violando l'articolo 17 della Carta europea dei diritti sociali. La condanna arriva in seguito a un'iniziativa dell'associazione britannica per la difesa dell'infanzia Approach.
Il guaio è che nemmeno la ricerca scientifica ha un parere unanime sulla questione. Meglio, esiste un orientamento generale e prevalente a condannare il ricorso a ogni forma di intervento fisico, considerato come una sconfitta educativa, e l'episodio di Pinocchio in cui Geppetto finisce in galera dopo aver preso per la collottola il monello sembra aver anticipato i tempi.
Tuttavia molti, soprattutto in ambito famigliare, quando la scena è occupata da genitori e figli, ritengono che in alcuni casi uno schiaffetto, una sculacciata - sempre distinti da un intervento violento naturalmente - possono avere un effetto benefico. Diverso se l'episodio si verifica in uno spazio pubblico e gli attori non sono genitori e figli, ma, ad esempio, insegnanti e alunni: in questo caso, l'adulto è sempre colpevole. Una cosa poi è intendere questo gesto come una punizione, un'altra come un misurato e affettuoso richiamo.
Ad alimentare il dibattito vi è ora questa presa di posizione del Consiglio d'Europa (27 Paesi, nel mondo sono 44 quelli che si sono pronunciati contro le punizioni corporali sui bambini), che ribadisce il divieto assoluto a ricorrere alla sculacciata.



