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Ancora tensione nei cieli del Nord Europa. Le autorità militari svedesi hanno denunciato una nuova collisione in volo sfiorata solo all’ultimo tra un caccia di Mosca e un aereo passeggeri decollato da Copenhagen. Un caso simile era accaduta a inizio dicembre quando un mig russo era passato a pochi metri da un caccia norvegese: il ministero della Difesa di Oslo aveva diffuso un video. A marzo un’altra mancata collisione, ancora più ravvicinata tra un aereo di linea della Scandinavian Airlines, che arrivò a soli 100 metri (una distanza praticamente nulla in cielo alla velocità media di crociera di 800 km/h) da un altro jet russo. E giovedì scorso, il ministro della Difesa polacco, Tomasz Siemoniak, aveva denunciato l’incremento senza precedenti dell’attività dei caccia della flotta russa del Baltico.
Ma che sta succedendo? “Pare che Putin si diverta a spaventare il mondo mandando in giro i suoi aerei militari”, commenta James Hansen, consulente di relazioni internazionali e direttore della rivista di geopolitica East, che compie proprio in questi giorni dieci anni di vita. Non c’è solo il Boeing sfiorato da un aereo di ricognizione sulla rotta Copenaghen-Roma. Gli incontri ravvicinati rimandano a un clima, se non da guerra fredda, da guerra, per così dire "tiepida". I servizi segreti britannici poco più di un mese fa parlavano di ben 40 incidenti pericolosi, tra cui quello di un Mig che ha effettuato 12 passaggi “aggressivi” davanti a una nave militare americana sul Mar Nero. Il giorno dopo un jet russo ha compiuto “manovre minacciose” vicino a un ricognitore americano sul mare di Ochotsk, tra Cina e Giappone. Inseguimenti, voli radenti, acrobazie ravvicinate: c’è un po’ di tutto. “A questi dobbiamo aggiungere il sottomarino russo che ha bersagliato Stoccolma con un finto attacco nucleare spaventando non poco gli svedesi”, commenta Hansen. “Ho letto qualche tempo fa un’agenzia in cui il Cremlino annunciava pattugliamenti militari persino nel golfo del Messico”.
Che ci fanno i russi sul confine del Messico?
“Nulla naturalmente, non c'è alcun interesse geopolitico: vogliono semplicemente rompere le scatole, perché il messico è sempre stato sotto l'orbita degli Stati Uniti. Del resto hanno anche riarmato i sottomarini nucleari in Antartide e non si capisce cosa ci vogliano fare, a meno di dichiarare guerra ai pinguini”
Come si spiegano tutti questi episodi?
“Si tratta di un semplice meccanismo per aumentare la pressione strategica. L’altra settimana i russi hanno annunciato che vedrebbero molto bene che la metà del Kosovo venisse restituita ai serbi. Immaginiamo le conseguenze. Per far riesplodere i Balcani basta molto meno non serve nemmeno un fiammifero”.
Per quale motivo il Cremlino vuole mettere in gioco il precario equilibrio raggiunto nei Balcani dopo decenni di sanguinose guerre etniche?
“Il Kosovo è fondamentalmente governato dall’Unione europea attraverso la missione Eulex. Vogliono dimostrare che l’Unione europea è una tigre di carta. Evidentemente la Russia, creando problemi gratis, vuol dimostrare che il re europeo è nudo. Tutto sommato i Balcani sono sempre rientrati nella sfera di influenza della Grande Madre Russia”.
L’Ucraina, la Svezia, la Norvegia, il Kosovo, i Mig. Ma qual è il fine ultimo di questa politica così aggressiva?
“Secondo me i russi si stanno solo mettendo nelle condizioni di sprecare un sacco di denaro in guerre che servono solo a richiamare le vecchie prerogative imperialistiche. Ma è come bruciare banconote per stare al caldo, una spesa inutile. Le aggressioni verso l’Ucraina costano una follia e i russi si sono spennati per questo. Il rublo è in ginocchio, ha perso il 35 per cento dall’inizio dell’anno. E non sono le sanzioni europee a creare i problemi, ma il petrolio, che costa sempre meno e di cui la Russia è uno dei maggiori Paesi esportatori. Putin ha spiegato al suo popolo che la crisi è colpa dei cattivi speculatori dell’occidente, ma il popolo ci crede fino a un certo punto. L’inflazione continua a mordere. La situazione sta degenerando e lo zar del Cremlino spinge tutto in avanti per distrarre l’attenzione dagli altri guai domestici. Gli americani dicono che scuote la sciabola, mostra i muscoli insomma, per nascondere i guai interni”.
L’America, il tradizionale nemico, come reagisce a questi tentativi di rievocare la guerra fredda?
“Con una sostanziale indifferenza. Sa che tutta la Russia ha il Pil della California, che sarà pure uno Stato ricco ma è uno dei 50 Stati dell’America. L’apparato militare russo oltretutto è molto malconcio, anche se mandano in giro i Mig. L’esercito può contare su 800 mila uomini per difendere un territorio immenso, che tra l’altro per 3.500 chilometri confina con il secondo dei tre imperi confinanti: la Cina, che ha un esercito non di terracotta come immaginiamo noi occidentali ma sempre più moderno, con tre milioni e mezzo di uomini. Il terzo impero è l’Iran, che è pur sempre l’antica Persia. E su queste logiche incrollabili di geopolitica che dobbiamo ragionare per capire il futuro. Qui si sta giocando un’altra epoca imperiale. Non a caso Putin fa continui richiami all’imperatrice Caterina. Il grande gioco imperiale è una cosa affascinante, ma noi non lo capiamo, perché noi occidentali abbiamo un atteggiamento mercantile, tendiamo a spiegare tutto attraverso la chiave commerciale ed economica, l’unica che ci interessi veramente”.
E la Casa Bianca che parte gioca in queste vicende? Continuera a osservare tenendosi in disparte?
“Obama è stato schiaffeggiato dal popolo americano nelle ultime elezioni. Per cui potrebbe accadere una cosa che accade sempre quando un presidente americano perde il controllo delle sue legislature: tutti i presidenti sconfitti tentano di rifarsi diventando più aggressivi all’estero. Finora Obama ha largamente ignorato la politica estera. Ma potrebbe diventare più aggressivo anche lui per guadagnarsi un posto nella storia. Il che non promette nulal di buono anche in questo caso”.
Ma che sta succedendo? “Pare che Putin si diverta a spaventare il mondo mandando in giro i suoi aerei militari”, commenta James Hansen, consulente di relazioni internazionali e direttore della rivista di geopolitica East, che compie proprio in questi giorni dieci anni di vita. Non c’è solo il Boeing sfiorato da un aereo di ricognizione sulla rotta Copenaghen-Roma. Gli incontri ravvicinati rimandano a un clima, se non da guerra fredda, da guerra, per così dire "tiepida". I servizi segreti britannici poco più di un mese fa parlavano di ben 40 incidenti pericolosi, tra cui quello di un Mig che ha effettuato 12 passaggi “aggressivi” davanti a una nave militare americana sul Mar Nero. Il giorno dopo un jet russo ha compiuto “manovre minacciose” vicino a un ricognitore americano sul mare di Ochotsk, tra Cina e Giappone. Inseguimenti, voli radenti, acrobazie ravvicinate: c’è un po’ di tutto. “A questi dobbiamo aggiungere il sottomarino russo che ha bersagliato Stoccolma con un finto attacco nucleare spaventando non poco gli svedesi”, commenta Hansen. “Ho letto qualche tempo fa un’agenzia in cui il Cremlino annunciava pattugliamenti militari persino nel golfo del Messico”.
Che ci fanno i russi sul confine del Messico?
“Nulla naturalmente, non c'è alcun interesse geopolitico: vogliono semplicemente rompere le scatole, perché il messico è sempre stato sotto l'orbita degli Stati Uniti. Del resto hanno anche riarmato i sottomarini nucleari in Antartide e non si capisce cosa ci vogliano fare, a meno di dichiarare guerra ai pinguini”
Come si spiegano tutti questi episodi?
“Si tratta di un semplice meccanismo per aumentare la pressione strategica. L’altra settimana i russi hanno annunciato che vedrebbero molto bene che la metà del Kosovo venisse restituita ai serbi. Immaginiamo le conseguenze. Per far riesplodere i Balcani basta molto meno non serve nemmeno un fiammifero”.
Per quale motivo il Cremlino vuole mettere in gioco il precario equilibrio raggiunto nei Balcani dopo decenni di sanguinose guerre etniche?
“Il Kosovo è fondamentalmente governato dall’Unione europea attraverso la missione Eulex. Vogliono dimostrare che l’Unione europea è una tigre di carta. Evidentemente la Russia, creando problemi gratis, vuol dimostrare che il re europeo è nudo. Tutto sommato i Balcani sono sempre rientrati nella sfera di influenza della Grande Madre Russia”.
L’Ucraina, la Svezia, la Norvegia, il Kosovo, i Mig. Ma qual è il fine ultimo di questa politica così aggressiva?
“Secondo me i russi si stanno solo mettendo nelle condizioni di sprecare un sacco di denaro in guerre che servono solo a richiamare le vecchie prerogative imperialistiche. Ma è come bruciare banconote per stare al caldo, una spesa inutile. Le aggressioni verso l’Ucraina costano una follia e i russi si sono spennati per questo. Il rublo è in ginocchio, ha perso il 35 per cento dall’inizio dell’anno. E non sono le sanzioni europee a creare i problemi, ma il petrolio, che costa sempre meno e di cui la Russia è uno dei maggiori Paesi esportatori. Putin ha spiegato al suo popolo che la crisi è colpa dei cattivi speculatori dell’occidente, ma il popolo ci crede fino a un certo punto. L’inflazione continua a mordere. La situazione sta degenerando e lo zar del Cremlino spinge tutto in avanti per distrarre l’attenzione dagli altri guai domestici. Gli americani dicono che scuote la sciabola, mostra i muscoli insomma, per nascondere i guai interni”.
L’America, il tradizionale nemico, come reagisce a questi tentativi di rievocare la guerra fredda?
“Con una sostanziale indifferenza. Sa che tutta la Russia ha il Pil della California, che sarà pure uno Stato ricco ma è uno dei 50 Stati dell’America. L’apparato militare russo oltretutto è molto malconcio, anche se mandano in giro i Mig. L’esercito può contare su 800 mila uomini per difendere un territorio immenso, che tra l’altro per 3.500 chilometri confina con il secondo dei tre imperi confinanti: la Cina, che ha un esercito non di terracotta come immaginiamo noi occidentali ma sempre più moderno, con tre milioni e mezzo di uomini. Il terzo impero è l’Iran, che è pur sempre l’antica Persia. E su queste logiche incrollabili di geopolitica che dobbiamo ragionare per capire il futuro. Qui si sta giocando un’altra epoca imperiale. Non a caso Putin fa continui richiami all’imperatrice Caterina. Il grande gioco imperiale è una cosa affascinante, ma noi non lo capiamo, perché noi occidentali abbiamo un atteggiamento mercantile, tendiamo a spiegare tutto attraverso la chiave commerciale ed economica, l’unica che ci interessi veramente”.
E la Casa Bianca che parte gioca in queste vicende? Continuera a osservare tenendosi in disparte?
“Obama è stato schiaffeggiato dal popolo americano nelle ultime elezioni. Per cui potrebbe accadere una cosa che accade sempre quando un presidente americano perde il controllo delle sue legislature: tutti i presidenti sconfitti tentano di rifarsi diventando più aggressivi all’estero. Finora Obama ha largamente ignorato la politica estera. Ma potrebbe diventare più aggressivo anche lui per guadagnarsi un posto nella storia. Il che non promette nulal di buono anche in questo caso”.



