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Sul n. 36/2016 di Famiglia Cristiana ho letto, ma senza sorprendermi, quanto ha scritto Annamaria sull’abbigliamento che non poche persone utilizzano quando entrano nei luoghi sacri. Anch’io mi sento a disagio nell’assistere a certe “esibizioni” e nel vedere fedeli accostarsi all’Eucaristia come se andassero in spiaggia o a fare un picnic. Indossare pantaloni stracciati, ciabatte infradito o tenere occhiali da sole sulla testa, non mi sembra rispettoso verso nostro Signore. Chi si presenterebbe a casa di un amico vestito in quel modo? E che dire di una signora che, durante la Messa domenicale, ha scambiato il segno di pace con il cane che aveva portato in chiesa? Sono rimasto senza parole. Mi ferisce anche il silenzio di quei preti che, per quieto vivere, ignorano simili comportamenti.
Benedetto XVI nell’intervista a Peter Seewald, raccolta nel libro Ultime conversazioni, parlando del Concilio e della sua applicazione, a riguardo della liturgia ha detto che tante intenzioni positive hanno preso un’altra direzione: «La liturgia cominciò a sgretolarsi scivolando nella discrezionalità», con anche “idee balzane” e “derive distruttive”. Con questa “discrezionalità”, ancora oggi, si confonde la spontaneità con una sciatta esibizione di gesti e comportamenti che sviliscono il senso del mistero e del divino.
GIUSEPPE
Benedetto XVI nell’intervista a Peter Seewald, raccolta nel libro Ultime conversazioni, parlando del Concilio e della sua applicazione, a riguardo della liturgia ha detto che tante intenzioni positive hanno preso un’altra direzione: «La liturgia cominciò a sgretolarsi scivolando nella discrezionalità», con anche “idee balzane” e “derive distruttive”. Con questa “discrezionalità”, ancora oggi, si confonde la spontaneità con una sciatta esibizione di gesti e comportamenti che sviliscono il senso del mistero e del divino.



