Abbiamo imparato a conoscerlo, nel bene e nel male. Ci siamo esaltati quando con la maglia azzurra ci ha trascinati in finale agli europei del 2012, ci siamo sentiti più volte delusi, a tratti oltraggiati, quando non ha sfruttato appieno il suo eccezionale talento perdendosi per strada in una carriera fatta di mille tentativi e altrettante cadute. Da Supermario a Mario l’antipatico il passo è stato breve.

Ma oggi non è tempo di valutazioni calcistiche, non è tempo di dividersi sul suo talento o i suoi censurabili comportamenti. Oggi stiamo con lui, con Mario. Senza se e senza ma. Mettendo da parte il tifo, le opinioni da bar sport, l’antipatia per certi suoi ripetuti e irriverenti atteggiamenti. Quello di cui è stato oggetto Mario Balotelli ieri, durante l’incontro tra Hellas Verona e Brescia, è qualcosa che deve spingerci tutti dalla sua parte. I “buu” provenienti dagli spalti degli ultras veronesi, sedicenti tifosi che con la bellezza del calcio non hanno nulla a che spartire, non possono essere né minimizzati né tantomeno difesi. Non esiste il “non sono razzista, ma..”, non esiste nemmeno il concepire lo stadio con un porto franco dove chiunque si sente autorizzato a offendere e insultare per il colore della pelle senza il timore di venire punito per questo.

Lanciare il pallone contro la tribuna per dire “basta, andate avanti voi, ma io non ci sto più” è un gesto che vale più di un gol, merita il nostro sostegno e ci richiama tutti a non abbassare mai la guardia davanti agli ululati bercianti di certa tifoseria da accattoni. «Balotelli è italiano perché ha la cittadinanza italiana, ma non potrà mai essere del tutto italiano», ha delirato oggi il capo della tifoseria dell’Hellas Verona, rincarando poi la dose: «Ce l'abbiamo anche noi un negro in squadra, che ha segnato ieri, e tutta Verona gli ha battuto le mani. Ci sono problemi a dire la parola negro? Mi viene a prendere la Commissione Segre perché chiamo uno negro?».

Il riferimento alla commissione straordinaria intitolata alla senatrice Liliana Segre – recentemente istituita per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza - non è casuale. Un provvedimento che intende tenere accesa la luce sulla recrudescenza di episodi di intolleranza nel nostro Paese è malvisto da chi confonde, con voluta malizia o con manifesta ignoranza, la libertà di espressione con la possibilità di offendere gratuitamente per il colore della pelle o per l’appartenenza a una razza. Voluto o meno che sia, quello di Verona è un episodio da non minimizzare, come insegna la storia, e non è ascrivibile al campo delle leggerezze e delle stupidate.

Così non va, così non deve andare. Noi oggi abbiamo una sola parte da cui stare, ed è quella di Mario l’antipatico.