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In attesa che il 2 febbraio arrivi nelle sale Smetto quando voglio masterclass, sequel di Smetto quando voglio, in onda stasera su Rai Tre, la cronaca si incarica di dimostrarci che la "banda" protagonista dell'esilarante e paradossale commedia d'esordio di Sydney Sibilia è meno strampalata e fuori dal mondo di quanto sembrerebbe, a prima vista. Compongono la squinternata combriccola di cervelli sottostimati, umiliati e offesi dalla disoccuppazione: due latinisti che fanno i benzinai, un chimico che fa il lavapiatti in un ristorante cinese; un economista che cerca di applicare al poker le sue abilità nel calcolo matematico, un archeologo che lavora per l'università, sfruttato e malpagato e un antropologo in cerca di un impiego presso uno sfasciacarrozze.
Scopriamo infatti che non solo, come svela l'Eurispes (Rapporto Italia 2017), un giovane adulto su dieci torna a vivere dai genitori perché non riesce ad arrivare alla fine del mese, ma apprendiamo che un bando messo in piedi da Confcommercio Palermo per la rilanciare in città il mestiere storico dello lustrascarpe ha raccolto 75 curricula, molti dei quali di diplomati in corso di studi universitari e tre di laureati. Si contendono i 15 posti di lavoro da lustrascarpe con relative postazioni individuate nel capoluogo siciliano. Con la discoccupazione giovanile che in Sicilia arriva al 50% è comprensibile che faccia gola a molti un posto di lavoro, benché così poco qualificato da essere immortalato da Vittorio De Sica nel film Sciuscià come un lavoro da bambini, anche perché si parla di una retribuzione da 1.000/1.200 euro al mese.
La cosa grave, che la dice lunga sull'amarezza comica di Smetto quando voglio- i cui protagonisti a un certo punto decidono per esasperazione di provare a sbarcare il lunario dandosi maldestramente alla malavita- è che, secondo quanto calcolato da Indeed, sito di annunci professionali, che ha incrociato 221 dati raccolti nell'ultimo anno, tra annunci, informazioni di dipendenti e di utenti, lo stipendio medio effetivo dei ricercatori ammonterebbe al momento a 1.200 euro lordi al mese. Quanto un lustrascarpe.
Scopriamo infatti che non solo, come svela l'Eurispes (Rapporto Italia 2017), un giovane adulto su dieci torna a vivere dai genitori perché non riesce ad arrivare alla fine del mese, ma apprendiamo che un bando messo in piedi da Confcommercio Palermo per la rilanciare in città il mestiere storico dello lustrascarpe ha raccolto 75 curricula, molti dei quali di diplomati in corso di studi universitari e tre di laureati. Si contendono i 15 posti di lavoro da lustrascarpe con relative postazioni individuate nel capoluogo siciliano. Con la discoccupazione giovanile che in Sicilia arriva al 50% è comprensibile che faccia gola a molti un posto di lavoro, benché così poco qualificato da essere immortalato da Vittorio De Sica nel film Sciuscià come un lavoro da bambini, anche perché si parla di una retribuzione da 1.000/1.200 euro al mese.
La cosa grave, che la dice lunga sull'amarezza comica di Smetto quando voglio- i cui protagonisti a un certo punto decidono per esasperazione di provare a sbarcare il lunario dandosi maldestramente alla malavita- è che, secondo quanto calcolato da Indeed, sito di annunci professionali, che ha incrociato 221 dati raccolti nell'ultimo anno, tra annunci, informazioni di dipendenti e di utenti, lo stipendio medio effetivo dei ricercatori ammonterebbe al momento a 1.200 euro lordi al mese. Quanto un lustrascarpe.



