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«Sappiamo tutto. Se vogliamo andare a vedere quello che è successo e continua a succedere dal 1948 alla popolazione palestinese, abbiamo gli strumenti per farlo. Sappiamo delle sofferenze di entrambi i popoli; ma sappiamo che ci sono vincitori e vinti. occupanti e occupati, narratori e narrati». Scrivono così don Nandino Capovilla e Betta Tusset, entrambi membri del Movimento Pax Christi Italia, nel capitolo conclusivo del loro ultimo libro, Sotto il cielo di Gaza (edizioni La Meridiana). «Verrà il tempo, speriamo presto, che i popoli che abitanto questa terra si parleranno, in un dialogo rispettoso della dignità di ciascuno: quel giorno potrà arrivare solo quando l'occupazione israeliana sulla terra palestinese avrà avuto fine».
Parroco a Marghera (Venezia), don Nandino Capovilla è stato coordinatore nazionale di Pax Christi Italia dal 2009 al 2013. Nella sua città promuove iniziative e progetti di inclusione sociale. Betta Tusset vivo a Lido di Venezia, è insegnante di sostegno e in passato è stata project manager di un programma di inclusione sociale lavorativa per persone migranti in situazione di vulnerabilità. Insieme, Capovilla e Tusset hanno scritto diverse pubblicazioni sulla Palestina, una terra che entrambi conoscono in profondità da molti anni.
Sotto il cielo di Gaza ripercorre e spiega la situazione della Striscia di Gaza, prima e dopo l'altroce attentato terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, sulla base delle storie di persone, di uomini, donne, bambini palestinesi, che hanno volti e nomi, per evitare che le persone restino solo numeri e statistiche, «per contrastare la "dissolvenza dei volti" delle vittime», come ricorda nella prefazione Norberto Julini, coordinatore di Pax Christi in Italia. I fatti narrati - va sottolineato - non sono inquinati o distorti da pregiudizi, sono privi di faziosità, perché sostanziati dalle norme e dai princìpi fissati dal diritto internazionale e dal diritto internazionale umanitario, che fanno da bussola, stella polare, riferimento centrale di quanto narrato. Il libro si sviluppa infatti a partire dalle conversazioni dei due autori con Andrea De Domenico, funnzionario dell'Ocha, l'Ufficio delle Nazioni unite per il coordinamento degli interventi umanitari, nei Territori palestinesi. Ocha è presente in Palestina dal 2001 per coordinare l'assistenza umanitaria alla popolazione palestinese, sostenere la protezione della popolazione civile, informare sulla situazione umanitaria del Territorio palestinese occupato. Ocha monitora, verifica, agisce sulla base della Carta delle Nazioni unite, il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitari, ispirato ai principi di umanità, indipendenza, neutralità e imparzialità. Da alcuni mesi De Domenico è stato trasferito a Kyiv, in Ucraina, dopo che Israele non gli ha più rinnovato il visto per operare in Palestina.


Capovilla e Tusset lo hanno incontrato e conosciuto nella sede di Ocha a Gerusalemme, durante i loro "pellegrinaggi di giustizia", viaggi di conoscenza in Palestina attraversi i quali i partecipanti, oltre a a visitare i luoghi santi, hanno l'opportunità di entrare in stretto contatto con uomini e donne palestinesi, parlare con loro, condividere momenti di scambio, dialogo, confronto, nelle loro case, nelle loro famiglie, nel loro ambiente. I "pellegrinaggi di giustizia" - che dopo una lunga pausa seguita al 7 ottobre 2023 di recente sono ripresi - sono nati con la Campagna promossa da Pax Christi Italia "Ponti e non muri" a partire dal 2004, come risposta all'appello lanciato da monsignor Michel Sabbah, palestinese con cittadinanza israeliana, patriarca latino di Gerusalemme dal 1988 al 2008 (primo arabo ad essere stato scelto per questo incarico) per fermare la costruzione della barriera di separazione fra Israele e Cisgiordania cominciata nel 2002. L'unica strada per la conivivenza fra i due popoli - disse allora Sabbah - è il ritiro di Israele dal Territorio occupato (che nel libro è al singolare, non al plurale, perché così si sottolinea la continuità di uno Stato).
Anche, e ancora di più, oggi questa è la chiara convinzione che anima gli autori del libro: l'unica soluzione a una tragedia immane che si consuma da troppo tempo è la fine dell'occupazione israeliana e il riconoscimento del diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione. Il libro è corredato da due mappe della Striscia di Gaza e della Cisgiordania. E i capitoli sono accompagnati e scanditi dalle preghiere scritte da Michel Sabbah: testi accorati, invocazioni, suppliche straziate che riflettono l'angoscia, il disorientamento di una popolazione martoriata. «Se gli uomini dicono di costruire la pace, Padre, mettila nei loro cuori, perché imparino a diventare artigiani di pace, a costruirla mentre si ostinano a demolire e demolire», scrive Sabbah in una delle sue preghiere. «La situazione è diventata insopportabile, nessun posto è sicuro. Ci sentiamo abbandonati da tutti, ma in te abbiamo fiducia, Signore. Donaci la forza di perseverare nel tuo amore».
(Foto in alto di Pietro Bolzonetti: don Nandino Capovilla mostra e spiega la mappa della Striscia durante la presentazione del libro "Sotto il cielo di Gaza" a Fabriano)
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