“Mens sana in corpore sano”, dicevano i latini. Mai come oggi l’antica locuzione rispecchia un’esigenza globale, di ricerca di un benessere fisico e psicologico, che ci renda parte di un tutto, da coloro che ci circondano all’ambiente in cui viviamo. Per raggiungere questo equilibrio lo sport è uno strumento efficace e potentissimo, e come tale va promosso e sostenuto, nelle parole e nei fatti.

Se ne parla, dal 14 al 16 novembre, al XX Forum dell'Informazione Cattolica per la Custodia del Creato, intitolato “Lo sport sostenibile, inclusivo e rispettoso di tutti. Informazione e comunicazione responsabile”, organizzato da Greenaccord, associazione internazionale che si occupa di temi ambientali, con l’Unione Stampa Sportiva Italiana (USSI), l’Ordine dei Giornalisti dell’Abruzzo e il Comune di Pescasseroli (AQ). L’appuntamento è a Pescasseroli, al cinema “Ettore Scola”, in via Roma 2. «Il tema del nostro Forum», spiega Alfonso Cauteruccio, presidente Greenaccord «nasce dalla consapevolezza che lo sport rappresenta un laboratorio autorevole ed efficace per educare e sensibilizzare sui temi della sostenibilità ambientale, dell’inclusione e della parità di genere».

Lo sport come strumento educativo

Ma cosa si intende per sport sostenibile? «La risposta sta nell’art. 33 della Costituzione italiana, che sottolinea il suo valore educativo», afferma Rossana Ciuffetti, direttrice Sport Impact di Sport e Salute SpA. «Mi riferisco a una concezione dello sport che va oltre la tecnica, l’istruzione al movimento e l’allenamento muscolare. Oggi attribuiamo allo sport il valore di strumento educativo, per i nostri giovani e per tutta la società civile. È fonte di contenuti, costruzione di relazioni, educazione al rispetto, non solo dell’ambiente». Per tradurre tutto questo in attività concrete ci vogliono risorse: persone qualificate, progetti, finanziamenti. «Grazie ai fondi governativi stiamo riuscendo – attraverso i voucher sportivi – a far accedere alle attività fisiche molte persone che non hanno la possibilità economica per farlo. Lavorare sul valore sociale dello sport, quindi, è un modo per renderlo sostenibile».

Un altro esempio? La rivalutazione dei luoghi. Come il Parco Verde di Caivano, nell’hinterland napoletano, tristemente noto in passato per l’alto tasso di criminalità. «Attraverso la creazione di spazi di sport, di gioco e divertimento oggi è un’area rigenerata, al servizio della comunità», aggiunge Ciuffetti.

Accessibilità limitata al Sud

«Negli ultimi anni sono stati fatti molti progressi da parte delle Federazioni sportive, nello sforzo di garantire a tutti l’accessibilità a ogni tipo di attività, anche attraverso il coinvolgimento degli enti del terzo settore», dichiara Enza Beltrone, responsabile USSI per progetti, iniziative e comunicazione. Ma la strada per far sì che lo sport sia realmente un diritto di tutti è ancora lunga. «Per essere sostenibile al cento per cento, lo sport deve essere espressione, oltre che della fisicità, anche della cultura e dello stare insieme», prosegue Beltrone. «Il problema dell’accessibilità è una delle questioni aperte, che vede il Sud Italia nettamente penalizzato rispetto al Centro-Nord. E non mi riferisco solo agli impianti dedicati agli sport invernali, ma anche a quelli di discipline più diffuse, come il basket o la pallavolo». La vicinanza delle strutture, la comodità nei trasporti, la reperibilità di sponsor che sostengano la vita dei club sul territorio: in molte zone d’Italia sono ancora risorse che scarseggiano.

La lunga strada della parità di genere

Rendere lo sport sostenibile significa anche superare il divario di genere, facendo crescere il numero delle donne non solo nella pratica sportiva ma anche a livelli dirigenziali nelle società. Ci sono ancora gli sport “da donne” e quelli “maschili” e sono solo due in Italia le donne a capo di una federazione sportiva (Cricket e Danza sportiva e sport musicali). Una recente ricerca svolta da Antonella Bellutti - ex ciclista su pista, due volte medaglia d’oro ai Giochi Olimpici 1996 e 2000 – ha rivelato dati allarmanti. «Da un campione di 876 questionari, compilati da atlete in attività ed ex atlete», prosegue Enza Beltrone, «è emerso che il 77% delle intervistate non ha mai avuto un contratto con la società di appartenenza, il 44% ha subito violenza psicologica, il 77% si sente discriminato, l’86% dichiara che non vi sia parità tra atleti e atlete. Sono cifre su cui dobbiamo riflettere, perché fotografano una situazione alla quale le donne non riescono a ribellarsi, non sentendosi tutelate».

Sono muri non facili da abbattere, ma da qualche parte si deve cominciare. E la comunicazione è una delle prime armi da usare. «Tutti i cambiamenti culturali passano attraverso l’informazione. Le parole hanno un peso», sottolinea Beltrone, «entrano nella mente delle persone – dei giovani in particolare – restituendo loro la dimensione di ciò che sono in grado di fare. Quindi usiamole bene, usiamo quelle corrette. Perché solo in questo modo potremo raggiungere le masse, assicurando il corretto passaggio tra chi scrive e chi legge, sgretolando pregiudizi e stereotipi».

Palestra di fraternità e rispetto

Come da consuetudine durante il Forum verranno consegnate le “Sentinelle del Creato” a giornalisti e operatori della comunicazione che si sono particolarmente distinti per i loro articoli sulla tematica ambientale, e a imprenditori che hanno scelto di ridurre l’impatto delle loro aziende, o che operano efficacemente in campo ambientale.

«Dopo l’esperienza del Festival del Creato, celebrato la scorsa estate per gli 800 anni del Cantico delle Creature, questo nuovo appuntamento rappresenta un ulteriore passo nel cammino comune di riflessione e di impegno per la cura della casa comune», dice monsignor Giovanni Massaro, vescovo di Avezzano (AQ). «Il tema scelto ci invita a guardare allo sport come a una palestra di fraternità e di rispetto, dove la competizione lascia spazio alla solidarietà e dove la comunicazione diventa strumento di costruzione, non di divisione. Possano questi giorni aiutare tutti noi a promuovere, anche attraverso il linguaggio e le scelte comunicative, una cultura che sappia unire il rispetto per le persone, la cura del creato e l’impegno per una società più giusta e inclusiva».