Il presidente che aveva cambiato la Costituzione per poter essere eletto al terzo mandato, il presidente che aveva utilizzato in campagna elettorale la foto di Papa Francesco accanto alla sua suscitando polemiche e critiche da parte della Chiesa locale, è stato sconfitto clamorosamente e non accoglierà il Pontefice martedì all’aeroporto di Colombo, capitale dello Sri Lanka.

C’è un clima nuovo nell’isola delle farfalle e del thé e la visita del Papa contribuirà certamente in modo più deciso alla riconciliazione nazionale che ancora fatica a dispiegarsi nell’isola dopo la fine della guerra civile tra cingalesi e tamil nel 2009. Il presidente Rajapaksa, l’uomo sicuro di sé tanto da mandare all’aria la presidenza, cambiare la Costituzione e indire elezione anticipate a due anni dalla fine del mandato l’8 gennaio, ora non stringerà la mano a Bergoglio come capo di Stato.

Lo Sri Lanka ha eletto nuovo presidente Sirisena, ex- ministro di Rajapaksa, uomo del suo stesso partito che ha sconfitto l’uomo forte di Colombo con un programma incentrato sulla lotta alla corruzione e sull' impegno allo sviluppo e alla riconciliazione e ora si presenta al papa un Paese che spera di aprire una nuova stagione. Anche i vescovi in una nota parlano di “prospettive di prosperità e riconciliazione”. Ma non sarà facile per il nuovo presidente che ha vinto nettamente in 12 distretti su 22, tenere insieme la eterogenea coalizione che lo ha portato al vertice dello Stato. Ci sono cingalesi e tamil insieme, ma la memoria della spaventosa guerra civile non è affatto ancora condivisa e non sarà facile farlo.

Il nuovo presidente ha promesso di ridefinire i poteri dello Stato prevedendo una divisione tra politica, magistratura e potere finanziario e amministrativo, e di ridurre il potere del presidente a vantaggio di una maggiore democrazia parlamentare. Si tratta di una profonda revisione della struttura dello Stato, sempre negata dall’ex-presidente Rajapaska, che ha vinto la guerra civile nel 2009 con un azione di forza conquistando le roccaforti tamil nel nord dell’isola tuttora sottoposte ad un rigido controllo militare.
La decisione sbaragliò anni e anni di faticosi colloqui di pace tra le parti,iniziati nel 2002 con la mediazione della Norvegia che dopo lo tsunami sembravano aver imboccato una strada decisa. Ma il presidente denunciò il cessate-il fuoco e nel 2008 ritirò la delegazione del governo di Colombo dai colloqui di pace, rendendo impossibile una soluzione politica al conflitto. L’anno dopo l’esercito di Colombo riuscì a  sconfiggere le Tigri Tamil, a prezzo di ulteriori massacri e morti tra i civili.

Dalla fine della guerra sono stati imprigionati senza accuse oltre 250 mila civili di etnia tamil, in campi di concentramento dove le condizioni di vita sono al limite della sopravvivenza. La guerra civile ha devastato l’isola tra il 1983 e il 2009 con spaventose atrocità da entrambe le parti, uso di bambini soldati da parte dei tamil, bombardamenti sulle città e attentati.

La Chiesa locale insiste ora su una soluzione politica al dramma del post-conflitto, fondata sulla giustizia. E conferma l’appoggio al nuovo presidente soprattutto per aver promesso di formare una commissione indipendente che accerti i crimini de entrambe le parti. Bergoglio arriva dunque nel mezzo di una situazione delicata, ma la sua presenza in un momento cruciale della storia del Paese può contribuire ad aiutare tutto il popolo dello Sri Lanka e i suoi rappresentanti politici a trovare una nuova identità nazionale sulla base di un’effettiva riconciliazione. Sarà importante soprattutto la canonizzazione di Joseph Vaz, apostolo della Chiesa locale, amato da entrambi i gruppi etnici. Così come sarà centrale nel viaggio la visita al santuario mariano di Madhu, in territorio tamil, dove Bergoglio incontrerà le vittime della guerra civile.