Con la stampa giocano come il gatto con il topo. Annunciano incontri che non ci saranno o si presentano all'improvviso dove non sono attesi. Quasi come in un flash mob si mimetizzano tra la gente e poi si muovono all'unisono come un corpo solo. Difficile fotografarli quando non vogliono. Nell'atteso incontro nella capitale in una birreria del centro per festeggiare gli eletti in Parlamento si presentano senza simboli. A vederli dall'esterno sembrano solo un gruppo di giovani che guardano la partita Napoli Juve, bevendo birra con gli amici. Chi prova a tirare fuori qualche simbolo del Movimento cinque stelle viene invitato ad andarsene.
«Inutile chiederci interviste», è l'unica dichiarazione che si riesce a strappare da una signora che prima giura di non essere grillina, ma di essere «venuta solo a vedere come sono fatti», «anzi no, sono un'attivista», «anzi no, sono stata eletta», «anzi no, non è vero, sono amica di chi è stato eletto». Alla fine si lascia andare: «Chi è stato eletto non è un parlamentare come gli altri, è un portavoce del movimento. Siamo un corpo solo, non potete intervistarci singolarmente, è il movimento che decide la comunicazione. La stampa è di parte, siete venduti al servizio dei vecchi poteri». Se c’è una cosa che i grillini sanno fare, dobbiamo ammetterlo, è immobilizzare la stampa. Come un corpo unico, appunto, chiusi come un guscio, decidono come e quando apparire e cosa dire. Con una voce sola con la quale non si può interloquire.
Se Berlusconi usava la famosa calza sulla telecamera per dare l'effetto giovane sulla pelle, se studiava posizione delle mani e sfondo con libri e foto di famiglia per trasmettere sicurezza alle masse, Grillo – e i grillini - fanno di più. Impediscono persino che le telecamere vengano piazzate. Quando accettano è solo per posizionarle ad ascoltare una comunicazione a una via sola: quella dal movimento verso l'esterno, senza possibilità di replica o di spiegare davvero cosa succede. Senza avvicinarsi troppo. Salvo poi dire, naturalmente, che la stampa dà versioni parziali e distorte del M5s. E ricoprire di insulti e offese i giornalisti. La democrazia è servita.
«Inutile chiederci interviste», è l'unica dichiarazione che si riesce a strappare da una signora che prima giura di non essere grillina, ma di essere «venuta solo a vedere come sono fatti», «anzi no, sono un'attivista», «anzi no, sono stata eletta», «anzi no, non è vero, sono amica di chi è stato eletto». Alla fine si lascia andare: «Chi è stato eletto non è un parlamentare come gli altri, è un portavoce del movimento. Siamo un corpo solo, non potete intervistarci singolarmente, è il movimento che decide la comunicazione. La stampa è di parte, siete venduti al servizio dei vecchi poteri». Se c’è una cosa che i grillini sanno fare, dobbiamo ammetterlo, è immobilizzare la stampa. Come un corpo unico, appunto, chiusi come un guscio, decidono come e quando apparire e cosa dire. Con una voce sola con la quale non si può interloquire.
Se Berlusconi usava la famosa calza sulla telecamera per dare l'effetto giovane sulla pelle, se studiava posizione delle mani e sfondo con libri e foto di famiglia per trasmettere sicurezza alle masse, Grillo – e i grillini - fanno di più. Impediscono persino che le telecamere vengano piazzate. Quando accettano è solo per posizionarle ad ascoltare una comunicazione a una via sola: quella dal movimento verso l'esterno, senza possibilità di replica o di spiegare davvero cosa succede. Senza avvicinarsi troppo. Salvo poi dire, naturalmente, che la stampa dà versioni parziali e distorte del M5s. E ricoprire di insulti e offese i giornalisti. La democrazia è servita.


