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Su il sipario su Expo 2015. L’attesa è finita, dopo i ritardi e le polemiche. Oggi è il momento della verità. ''Si parte per sei mesi'' ha scritto su Internet Matteo Renzi, col solito piglio dinamico. L’Esposizione universale di Milano – di cui ieri abbiamo dato un primo assaggio con il concerto di Bocelli in mondovisione - dedicata al “cibo energia per la vita” è considerata anche dal capo dello Stato Sergio Mattarella “il punto di svolta” di un Paese che fa fatica a riprendersi. Lo dimostrano i dati sulla disoccupazione giovanile diffusi appena ieri. La cerimonia di inaugurazione è fissata per mezzogiorno all'Open Air Theatre con Renzi e il commissario Giuseppe Sala a fare gli onori di casa, un collegamento con Papa Francesco, e, fra le autorità, una serie di ministri (da Orlando a Gentiloni, passando per Franceschini e Maurizio Martina che ha la delega all'Expo) oltre a rappresentanti stranieri come il presidente del Gabon Ali Bongo Ondimba.
Tra le priorità dell’Expo c’è naturalmente la Carta di Milano, che sancisce il diritto inalienabile del cibo su tutta la Terra, l’influenza culturale legata alla nutrizione, l’occasione irripetibile di una grande kermesse legata all’alimentazione. Ma la capitale economica del Paese aspira anche a ritrovare la sua vitalità perduta. Con i suoi circa ottomila operai che hanno lavorato nei cantieri (nei sei mesi della kermesse lavoreranno complessivamente 13 mila persone tra i 50 padiglioni dell’area) è uno straordinario motore della ripresa economica. L’Expo è naturalmente anche una straordinaria vetrina del Made in Italy. Sono oltre 130 i Paesi che saranno ospitati, il che significa 130 popoli che avranno a che fare con la cultura italiana. Milano attirerà turisti da ogni parte del mondo, operatori economici e culturali, uomini di affari. In questi mesi frenetici sono nate anche nuove imprese, capaci di generare un Pil di 1,7 miliardi di euro e oltre 16 mila posti di lavoro. Ma se comprendiamo i flussi turistici, si arriva a un totale di 80 mila posti di lavoro nei prossimi sei mesi. Una ricerca della Bocconi ha stimato che la rivalutazione degli immobili dell’area milanese legata alla kermesse e gli investimenti legato al sito dell’Expo porterà un aumento del Pil di oltre un miliardo di euro. I numeri dimostrano come sia una leva determinante per la crescita: dei quasi 24 miliardi di impatto economico, 10,5 sono la ricchezza che rimarrà alle imprese, agli investitori e ai lavoratori. Che la festa, anzi, la ripresa, cominci.
Tra le priorità dell’Expo c’è naturalmente la Carta di Milano, che sancisce il diritto inalienabile del cibo su tutta la Terra, l’influenza culturale legata alla nutrizione, l’occasione irripetibile di una grande kermesse legata all’alimentazione. Ma la capitale economica del Paese aspira anche a ritrovare la sua vitalità perduta. Con i suoi circa ottomila operai che hanno lavorato nei cantieri (nei sei mesi della kermesse lavoreranno complessivamente 13 mila persone tra i 50 padiglioni dell’area) è uno straordinario motore della ripresa economica. L’Expo è naturalmente anche una straordinaria vetrina del Made in Italy. Sono oltre 130 i Paesi che saranno ospitati, il che significa 130 popoli che avranno a che fare con la cultura italiana. Milano attirerà turisti da ogni parte del mondo, operatori economici e culturali, uomini di affari. In questi mesi frenetici sono nate anche nuove imprese, capaci di generare un Pil di 1,7 miliardi di euro e oltre 16 mila posti di lavoro. Ma se comprendiamo i flussi turistici, si arriva a un totale di 80 mila posti di lavoro nei prossimi sei mesi. Una ricerca della Bocconi ha stimato che la rivalutazione degli immobili dell’area milanese legata alla kermesse e gli investimenti legato al sito dell’Expo porterà un aumento del Pil di oltre un miliardo di euro. I numeri dimostrano come sia una leva determinante per la crescita: dei quasi 24 miliardi di impatto economico, 10,5 sono la ricchezza che rimarrà alle imprese, agli investitori e ai lavoratori. Che la festa, anzi, la ripresa, cominci.



