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Ho un marito niente male, un figlio con una malattia rara; ma da due anni faccio sesso con il mio medico oculista; è solo sesso, ambedue lo sappiamo bene, non siamo per niente innamorati; ci siamo detti che possiamo smettere quando vogliamo, del resto anche lui ha una moglie. Ero sicurissima che la cosa poteva andare avanti “senza dolore” e invece mi sento inquieta, agitata e forse in colpa. Tutto questo non era previsto! Voi cosa mi consigliate?
— Ti garantiamo, cara Mina, che abbiamo riletto più volte la tua lettera, perfino con il sospetto che quanto ci racconti fosse “costruito”, una situazione esibita solo per provocarci. Del resto, scrivendo a Famiglia Cristiana, ti aspettavi la nostra approvazione? Poi, pian piano, abbiamo capito che tu non sei contenta di te stessa. Stai soffrendo. O meglio, ti sei tenuta in piedi un livello di narrazione – se permetti – un po’ semplicistico e autogiustificatorio: siamo due adulti consenzienti, non vogliamo abbandonare le nostre famiglie, sappiamo bene che non è una “storia” e che potremmo interromperla da un momento all’altro. Però sotto questa autonarrazione semplificatoria, ne è spuntata un’altra, non prevista. Ti stai chiedendo che cosa ha fatto di male tuo marito per non avere una moglie “intera” (fra l’altro ci informi che i rapporti sessuali con lui sono soddisfacenti) e che faccia mai farebbe tuo figlio sofferente se scoprisse una mamma “altrove”. Cara Mina, non vogliamo farti la predica! E tu tra l’altro metti le mani avanti dicendo che da un po’ di tempo non frequenti più la chiesa, anche se vai tutti i giorni a “salutare” (parole tue) tua madre al cimitero. Ebbene, forse stai cominciando a sospettare che il rapporto d’amore ha i suoi costi, che non ti concede “zone franche” in cui tu ti autorizzi a obbedire soltanto al “principio del piacere”. Forse stai cercando quella parte di te che ti è sfuggita di mano, che rischia di produrti vera vergogna per te stessa e dolore per la famiglia che hai scelto e che ami. Forse, cara Mina, sta spuntando dentro di te “il femminile”, la donna che è capace di amare tutta intera, sapendo che ciò comporta rinunce e sacrifici ora, come investimento di gioia per il futuro. Perché non vieni con tuo marito a Siusi in Val Gardena (info@villamadonna.it) dove parleremo di “amare al maschile e amare al femminile”? Appunto!
MINA (QUARANTENNE)
— Ti garantiamo, cara Mina, che abbiamo riletto più volte la tua lettera, perfino con il sospetto che quanto ci racconti fosse “costruito”, una situazione esibita solo per provocarci. Del resto, scrivendo a Famiglia Cristiana, ti aspettavi la nostra approvazione? Poi, pian piano, abbiamo capito che tu non sei contenta di te stessa. Stai soffrendo. O meglio, ti sei tenuta in piedi un livello di narrazione – se permetti – un po’ semplicistico e autogiustificatorio: siamo due adulti consenzienti, non vogliamo abbandonare le nostre famiglie, sappiamo bene che non è una “storia” e che potremmo interromperla da un momento all’altro. Però sotto questa autonarrazione semplificatoria, ne è spuntata un’altra, non prevista. Ti stai chiedendo che cosa ha fatto di male tuo marito per non avere una moglie “intera” (fra l’altro ci informi che i rapporti sessuali con lui sono soddisfacenti) e che faccia mai farebbe tuo figlio sofferente se scoprisse una mamma “altrove”. Cara Mina, non vogliamo farti la predica! E tu tra l’altro metti le mani avanti dicendo che da un po’ di tempo non frequenti più la chiesa, anche se vai tutti i giorni a “salutare” (parole tue) tua madre al cimitero. Ebbene, forse stai cominciando a sospettare che il rapporto d’amore ha i suoi costi, che non ti concede “zone franche” in cui tu ti autorizzi a obbedire soltanto al “principio del piacere”. Forse stai cercando quella parte di te che ti è sfuggita di mano, che rischia di produrti vera vergogna per te stessa e dolore per la famiglia che hai scelto e che ami. Forse, cara Mina, sta spuntando dentro di te “il femminile”, la donna che è capace di amare tutta intera, sapendo che ciò comporta rinunce e sacrifici ora, come investimento di gioia per il futuro. Perché non vieni con tuo marito a Siusi in Val Gardena (info@villamadonna.it) dove parleremo di “amare al maschile e amare al femminile”? Appunto!



