"Non ci sono Pokémon a Venezia!», è il grido di dolore lanciato in rete da centinaia di appassionati della moda dell'estate: Pokémon Go, il videogioco basato sul concetto di "realtà aumentata" che porta bambinoni di tutto il mondo (sì, perché ha molto più successo tra gli adulti che tra i piccoli) con il loro smartphone a vagare a zonzo per la città a caccia di mostriciattoli, rischiando a ogni incrocio di finire sotto un camion. Funziona così: si scarica gratuitamente l'app dal cellulare. Il sistema Gps individua la propria posizione e subito sullo schermo compare il serpentello Dragonair o il topetto Mew: possono essere a casa tua o in giro per la città. La caccia ha così inizio. Con quali conseguenze? Ne parliamo con Giuseppe Romano, docente di comunicazione multimediale all’Accademia delle arti Santa Giulia a Brescia.   

Come si spiega il successo di Pokémon Go?
«La "realtà aumentata" trasforma il classico videogioco in una specie di flash-mob, di peregrinazione collettive per le strade della città. Poi il Pokémon libera il bambino che è in noi perché molti ci hanno giocato in passato. Sicuramente è un’ottima idea commerciale:  si è riusciti ad attirare molte persone, che magari era tanto che non giocavano e che invece sono tornati a farlo anche perché usano uno strumento, il cellulare, che è diventato il nostro terminale di accesso sul mondo. Mi risulta che la Nintendo stia facendo soldi a palate: scaricare la App è gratuito, ma posso acquistare una serie di potenziamenti che mi fanno diventare più forte. Questo è un meccanismo molto in voga soprattutto nei giochi di massa, come Candy crush, che è semplicissimo: si gioca da soli sul cellulare e se si vuole ottenere dei "potenziamenti" bisogna comprare qualcosa».  





E’ una moda che può essere pericolosa?  
«L'aspetto più preoccupante è che può apparire come un gioco che si vive nel mondo reale, mentre in realtà si sovrappone al mondo reale, senza tenere in alcun conto il valore dei luoghi: se metti un Pokémon in una chiesa, chi ci va per catturarlo sta violando un luogo sacro».

In America due giovani giocatori sono stati presi a fucilate da un uomo che, vedendoli appostati sotto casa sua, pensava fossero due ladri. Altre quattro persone sono state arrestate perché utilizzando Pokèmon Go hanno fatto arrivare in punti prestabiliti altri giocatori e poi li hanno rapinati... 
«Questa non l’avevo letta! Comunque sia, vale la stessa cosa quando incontro qualcuno su Facebook, ci diamo un appuntamento e quello mi svuota le tasche. Mi sembra più pericoloso il fatto di giocare mentre sono alla guida di un’auto, in bici o anche a piedi»


E la privacy?
«Abbiamo già da tempo rinunciato alla nostra privacy con le mille App diverse da questa che scarichiamo sui nostri cellulari...»  

Quanto durerà secondo lei questa moda?   
«Vorrei riparlarne tra un anno. Rispetto ad altri giochi che hanno una grande tenuta nel tempo, questo ha un aspetto che si è già rivelato perdente in passato, cioè il passaggio dal gioco "seduto" al gioco "in movimento".  Con i videogiochi sportivi, per esempio, a un certo punto la gente si è accorta che  è bello muoversi e sudare simulando una partita di tennis, ma alla fine neanche troppo: mi stanco, spacco mobili in casa.....Forse è meglio tornare a giocare da seduti. Io ho dei dubbi sulla durata di questa moda anche perché è un fenomeno da adult,i che sono molto meno "fedeli" rispetto ai bambini. E' poi un gioco che richiede molto tempo a disposizione e, come dicevo, molte energie fisiche..».