Sono un’abbonata e le scrivo in merito a quella signora che aveva chiesto a un prete una raccomandazione per un lavoro. Sono una neo pensionata, dopo quarant’anni di lavoro in un’azienda in cui le raccomandazioni erano all’ordine del giorno. Con assunzioni privilegiate rispetto a quelle ordinarie. Bene, si era instaurato un sistema con due pesi e due misure. I non raccomandati lavoravano, perché i raccomandati facessero carriera e avessero accesso ai vertici dell’azienda. Erano considerati dei “cretini”, oggetto di disprezzo da parte dei raccomandati. Una situazione incresciosa che si subiva, non avendo il coraggio di lasciare l’azienda. Anche perché si sperava in un miglioramento della situazione: una pia illusione! Oggi, questo sistema esiste ancora. Demoralizza chi vuole lavorare e fare carriera puntando sui concorsi e i propri talenti. Purtroppo, la raccomandazione è sempre esistita. E come tale non si può estirpare. Mi verrebbe da concludere: “povera Italia”!
ANNAMARIA S.
La raccomandazione è ancora dura da estirpare, ma credo stiamo andando verso tempi in cui varrà sempre meno, a favore di una seria preparazione, come tanti giovani hanno. E che, purtroppo, fanno valere più all’estero che in Italia. Prima o poi, avremo l’orgoglio d’essere considerati un popolo di onesti e non di furbi, che non cercano la scorciatoia e le amicizie, ma si fanno valere per i propri meriti.
ANNAMARIA S.
La raccomandazione è ancora dura da estirpare, ma credo stiamo andando verso tempi in cui varrà sempre meno, a favore di una seria preparazione, come tanti giovani hanno. E che, purtroppo, fanno valere più all’estero che in Italia. Prima o poi, avremo l’orgoglio d’essere considerati un popolo di onesti e non di furbi, che non cercano la scorciatoia e le amicizie, ma si fanno valere per i propri meriti.


