E' un teatro stracolmo di giovani che attendono con trepidazione il pontefice e l’emozione è palpabile per una attesa ormai finita, dopo tre anni di incontri online. Giovani che hanno fatto lunghi viaggi per essere nella città umbra e ritrovarsi insieme, per condividere il sogno di dar vita ad una economia diversa, rispondendo proprio all’invito che il pontefice gli fece attraverso la lettera del primo maggio 2019. Un’attesa che si scioglie con un grido collettivo di gioia, quando papa Francesco entra nel Lyric Theatre di Assisi. Il pontefice ascolta in silenzio le loro storie e quello che hanno vissuto in questi giorni. I giovani lo definiscono «padre ed amico» e lo ringraziano per «aver creduto in noi, perché siamo il presente, non il futuro» e sottolineano quanto si siano sentiti stimolati a cercare «risposte diverse» per dar vita ad un paradigma economico nuovo a partire dalle loro imprese o dalle loro università, che definiscono «cantieri di speranza». Sul palco si alternano otto voci di giovani attivisti che hanno partecipato portando le loro personali esperienze. Storie di progetti concreti, come la giovanissima Lilly Ralyn che in Thailandia porta avanti campagne in difesa dell’ambiente a partire dall’azzeramento dell’utilizzo della plastica. Colpisce la sua determinazione quando afferma come molti le ricordavano che era troppo giovane, ostacolando la sua attività, ma lei non si è fermata perché «ognuno ha il diritto di far sentire la propria voce». Ci sono storie anche di rinascita, come quella di una giovane attivista afgana per i diritti delle donne, che grazie ad una email inviata alla rete di EoF è riuscita a fuggire dal proprio Paese, dopo l’arrivo dei talebani o quella di Andrea, giovane detenuto del carcere di Bollate e studente in Fisica, che ha sottolineato come il lavoro gli abbia restituito la dignità all’interno dell’istituto di pena.

Le parole di Papa Francesco

Le parole di papa Francesco scuotono la platea quando ribadisce la necessità di tornare ad essere «custodi della Casa Comune con una economia amica della vita, in armonia con l’ambiente e la terra». Sollecita i giovani ad essere protagonisti attivi «cercatori di senso prima che di bene a partire dal capitale spirituale» e ad impegnarsi nel mettere al centro i poveri innescando «cammini nuovi» a partire dai «paradossi evangelici di Francesco», riferendosi al santo di Assisi. Al termine del suo discorso il pontefice consegna ai giovani tre indicazioni per proseguire su questo cammino: guardare al mondo con gli occhi dei più poveri; non dimenticarsi del lavoro manuale e incarnare le idee che si vogliono realizzare, perché «le idee sono necessarie ma possono diventare trappole se non diventano “carne”, cioè concretezza». Prima di congedarsi, il pontefice sottoscrive un patto con i giovani, che raccoglie il lavoro elaborato in questi tre giorni, in cui essi si impegnano ad una economia di pace, che rispetti l’ambiente e che metta al centro la persona.

Le voci dei protagonisti

I giovani e il loro entusiasmo, sono i veri protagonisti di questa giornata. Una passione che travolge e al termine dell’incontro con il papa, raccogliamo le loro impressioni. «Veramente belle emozioni – ci racconta Beatrice project manager di una cooperativa sociale –. I giovani però non possono fare tutto da soli, deve cambiare il paradigma economico. Se il sistema di sviluppo rimane questo anche con le nuove politiche, ma non cambia la struttura, allora tutto diventa inefficace». Anche Tony, giovane funzionare del MEF, si sofferma sull’importanza di coinvolgere le istituzioni in questi processi di cambiamento «è un processo talmente grande che prima o poi arriverà a bussare alla “stanza dei bottoni” e non può rimanere fuori. Molte delle innovazioni sociali che vengono dal basso sono già entrate nelle istituzioni come per esempio il microcredito, ma ci vuole tempo per far comprendere queste novità e riuscire a metterle in pratica. Economy of Francesco può essere il luogo dove si può raggiungere la massa critica affinché le istituzioni capiscano che tipo di bisogno c’è e che nuova progettazione serve per il futuro». Poi ci racconta come lo abbiano colpito le storie di giovani provenienti da zone rurali del mondo, affrontando lunghi ed avventurosi viaggi, a riprova che «non è vero che i giovani sono disaffezionati dalle tematiche sia della politica sia dell’etica». Una altissima partecipazione di giovani, alcuni non ancora maggiorenni ed altri presenti con i propri figli a riprova che questo movimento è in continua espansione ed abbraccia diverse categorie di attivisti a partire dalle università e dagli istituti di ricerca. «Vorrei realizzare tutto quello che ci ha chiesto il Santo Padre-, ci racconta Grazia giovane dottoranda in management ed innovazione alla Cattolica a Milano – però forse mi sento più vicina al punto sulla povertà, ovvero cercare di guardare i poveri con stima e di coinvolgerli. Penso che noi siamo il cambiamento, non bisogna solo sentirle dentro certe cose, ma anche agire e questo per me è un punto di partenza importante». Mentre Giulio, ricercatore a Bruxelles si emoziona raccontandoci che «le parole di papa Francesco mi hanno ricordato la saggezza di mio nonno, ovvero quando il pontefice ci ha detto di non dimenticare il lavoro manuale. Al di là delle conferenze e degli incontri, bisogna agire. È difficile impegnarsi nel concreto ma dobbiamo provarci». E quando gli chiediamo, da giovane italiano che vive nel cuore dell’Europa, se il nostro continente riuscirà a comprendere queste nuovi paradigmi economici ci risponde deciso «Deve. Altrimenti scomparirà! Basta guardare, in termini di partecipazione in questo incontro, la percentuale dei paesi rappresentati e quelli europei non erano certo i primi, quindi, credo che sia tempo anche per noi, cittadini del vecchio continente, di riflettere». Infine Tommaso del comitato regionale di EoF Emilia-Romagna, che era sul palco insieme al pontefice e ci descrive quel momento con grande emozione «Papa Francesco ha creduto e crede in noi e quindi questo ci dona forza per proseguire questo cammino. L’incontro di questa mattina non è un momento di chiusura ma di inizio per avviare un nuovo processo, ma dobbiamo farlo tutti insieme. In questi giorni abbiamo condiviso molti progetti e attraverso di questi possiamo far fiorire una economia a servizio del prossimo, cercando l’inclusione sociale, a partire delle periferie sociali ed umane».

La giornata è proseguita con un momento convivale e con piccoli laboratori di idee o presentazioni di libri, che hanno coinvolto ancora i giovani presenti, per poi concludersi nel pomeriggio.