Dalle pagine di Facebook, Anna ci irride con i suoi occhi a mandorla. I genitori Guido Marangoni, comico e ingegnere informatico, e Daniela, psicologa, insieme alle sorelle Marta (17 anni) e Francesca (14 anni), dalla loro redazione domestica,  mostrano al mondo attraverso il viso di una bambina down che la disabilità non è solo pietà e commiserazione. E' anche gioia e risate. Un po’ come ha fatto Checco Zalone con il suo spot.

Cosa pensate dello spot per raccogliere fondi contro la Sma?


«Sono da sempre affascinato dalla comicità di Luca (vero nome di Checco Zalone) e trovo lo spot eccezionale. Abbatte finalmente con la sua potenza mediatica il muro di imbarazzo che si prova di fronte a chi ha delle disabilità esplicite. Lo sanno bene le persone disabili o i papà e le mamme perché sperimentano ogni giorno questo imbarazzo quando incontrano qualcuno che non sa cosa dire e preferisce rinunciare a un semplice saluto».

Cosa significa parlare con leggerezza della disabilità? 


«Significa osare ciò che nessuno osa. Sperimentando poi che scherzando si accorcia la distanza con la persona disabile. Significa poter entrare in confidenza senza cadere nel pietismo o nell’offesa. Cosa che nelle comunicazioni mediatiche più importanti è sempre un equilibrio sottile da tenere. Ma Zalone ci riesce perfettamente».

Come mai lo spot ha funzionato?

«Perché dietro c’è la fiducia verso Luca. Lui ha questa credibilità di non cadere mai nel pietismo. La sua potenza è far identificare chi prova imbarazzo nel suo personaggio e con la sua comicità irriverente rompe un muro ma senza mai offendere. Nel mio caso anche io, in quanto papà di Anna,  posso permettermi di essere irriverente e al tempo stesso lanciare il messaggio che in certe situazioni si può e si deve anche scherzare».  

Come avete deciso di dar vita a “Buone notizie secondo Anna”?

Lo spunto me lo ha dato il Papa. Mi interesso di comunicazione per la diocesi di Padova ed ero rimasto colpito dal discorso di Francesco per la Giornata delle comunicazioni sociali 2015. Diceva che dobbiamo imparare a raccontare "storie belle" attraverso i nuovi media. Ho pensato a qualcosa che non fosse pietistico. Qualcosa che potesse essere "Zalone style". Così è nata la pagina di Anna che sta andando oltre le nostre aspettative».

Chi partecipa in famiglia alla redazione dei testi?

«Abbiamo dato vita a una piccola redazione insieme alle figlie più grandi. Scriviamo le battute tutti insieme. Ma la cosa più sorprendente sono, da quando abbiamo aperto la pagina, i tanti genitori che sentono l’esigenza di scrivere a una famiglia sconosciuta. Succede spesso che poi ci incontriamo. Anche per noi, quando abbiamo saputo di Anna, è stato di aiuto conoscere e parlare con altre famiglie di bambini down. Dall’apparato medico arrivano informazioni per una risoluzione del problema attraverso l'aborto. Ma, come nostro vissuto, crediamo che in quel momento bisogna sospendere il giudizio sulle possibili scelte e andare invece incontro alle mamme e ai papà che hanno intorno pressioni enormi come amici, nonni e zii che invitano a abortire». 

Chi vi conosce impara da voi?

«Intercettiamo il bisogno delle famiglie come noi perché c'è il deserto. Ma in queste vicende non ci sono vincitori e vinti. Per questo credo che favorire l’incontro sia fondamentale. Anche perché solo così scopre l’allegria che regna in queste case. Le loro battute e il saper prendersi in giro sono eccezionali. Chi sta per affrontare la stessa battaglia si rasserena. Proprio come succede con lo spot della Sma».