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Dalla città di Zaporizhzhia, Sudest dell'Ucraina, il tragitto passa attraverso la provincia (oblast) di Dnipro, la parte dell'oblast di Donetsk non occupata dalle truppe russe, si rientra nella provincia di Zaporizhzhia. Podrovs'ke è l'ultimo paese che conserva una parvenza di surreale normalità e di quotidianità prima della linea del fronte. Ai lati della strada che taglia il villaggio, qualche negozio di generi alimentari ancora aperto, qualche bar dove i soldati nelle ore di pausa arrivano per rifocillarsi, bere un caffè, fare qualche acquisto, prima di tornare in trincea.
Lasciata alle spalle Podrovs'ke, da qui in avanti è solo distruzione, villaggi annnientati, ridotti in macerie. Il fronte è a pochi chilometri. Una soldatessa dai grandi occhi verdi e il viso di ragazzina saluta sorridendo. Accanto a lei, un militare più anziano mostra sul telefonino la foto di sua moglie che tiene tra le braccia il loro cane: lei sta a Melitopol, città occupata dai russi, ed è docente univeristaria. Lui ha 58 anni, è militare di professione e ha prestato servizio su altri fronti, in missioni Onu. Era andato in pemsione, ma all'inizio della guerra ha deciso di tornare alle armi.
Huliaipole deve essere stata una cittadina vivace e accogliente: un'insegna ancora posta sul piazzale davanti all'edificio che un tempo era il municipio e oggi è un ammasso di macerie racconta la storia del complesso culturale e sportivo del paese. Poco più avanti, sempre nel piazzale, la statua simbolo della comunità è rimasta quasi intatta.
Si passa per Malynivka, Poltavka: villaggi fantasma di case sventrate, ridotte a cumuli di detriti, dove qualche abitante è rimasto a vivere, perché per tanti è quasi più facile abituarsi al pericolo delle bombe che lasciare la casa di una vita e andarsene chissà dove a iniziare una nuova esistenza da profugo. Nei cortili zampetta qualche gallina. Il silenzio è interrotto ogni tanto dall'abbaiare di un cane. È fondamentale ascoltare i cani, ricordano i soldati, perché captano in anticipo l'arrivo di una minaccia e metttono in allarme le persone.
Bisogna fare molta attenzione alle mine lasciate nei campi Eppure, qua e là, nei terreni che le mine non hanno reso inaccessibili, si intravede la sagoma curva di qualche contadino che resiste, raccogiie le forze per sopravvivere, si rimbocca le maniche e continua a coltivare un piccolo appezzamento, come può, come riesce, con i pochi mezzi che gli sono rimasti. Perché questa è la sua terra, il suo mondo, tutto ciò che possiede e per cui ha lottato. In lontananza arriva il boato sordo dei bombardamenti dalla prima linea. Anche in guerra la vita della gente va avanti.



