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Un anno dopo la trionfale rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca gli elettori voltano le spalle al presidente repubblicano e mandano segnali di insofferenza e ribellione. Il segnale più clamoroso arriva da NewYork, dove, come ampiamente previsto dai sondaggi, il democratico di sinistra Zohran Mamdani, 34 anni, padre ugandese e madre indiana, viene eletto sindaco sconfiggendo Andrew Cuomo (presentatosi come indipendente dopo aver perso le primarie democratiche) e il repubblicano Curtis Sliwa. Mamdani sarà il primo musulmano alla guida della metropoli, che intende governare con un programma di sinistra: congelamento degli affitti, autobus gratuiti, salario minimo di 30 dollari all’ora entro il 2030, più tasse per i super ricchi.
"Sono giovane, nonostante i miei sforzi per invecchiare. Sono musulmano. Sono un socialista democratico. E, cosa più grave di tutte, mi rifiuto di scusarmi per tutto questo”, ha detto Mamdsani nel suo discorso della vittoria.
Nel titolo di prima pagina del tabloid The New York Post, schierato contro Mamdani, il nuovo sindaco viene presentato come un marxista armato di falce e martello e la “Big Apple” (il soprannome di New York) diventa “The Red Apple”, la mela rossa. Il New York Times scrive che “più di 2 milioni di newyorkesi hanno espresso il proprio voto. Questa cifra è quasi il doppio rispetto alle 1.100.000 persone che hanno votato per il sindaco quattro anni fa. In alcune zone di Brooklyn, Queens e Manhattan, la partecipazione ha sfiorato i livelli delle elezioni presidenziali”. Secondo il quotidiano, Mamdani, che sarà anche il più giovane sindaco nella storia di New York, è riuscito a unire “gli elettori più giovani con le enclavi di immigrati della classe operaia nel Queens. Ma ha anche ottenuto risultati migliori rispetto alle primarie nelle comunità della classe operaia afroamericana e latina”.
La vittoria di Mamdani rappresenta una sfida per il partito democratico, demoralizzato dal ritorno di Trump alla Casa Bianca. Infatti Mamdani potrebbe ispirare altri candidati dell’ala sinistra del partito, visto dalla maggioranza dei suoi elettori troppo tiepido nei confronti di Trump. In attesa di trovare un’identità politica coerente e una chiara strategia elettorale, il partito democratico si gode altri risultati positivi. Due candidate dem diventano governatrici in New Jersey e in Virginia, mentre in California la maggioranza degli elettori ha votato per ridisegnare i distretti elettorali in modo di favorire i candidati democratici. Notevole il risultato di Abigail Spanberger, prima donna (dopo 74 predecessori maschi) eletta governatore della Virginia. Lo Stato del New Jersey sarà invece guidato da Mikie Sherrill. I democratici hanno ottenuto ottimi risultati nelle elezioni locali anche in Pennsylvania, Georgia e altrove.
"Secondo i sondaggisti", il fatto che "Trump non era sulle schede elettorali e lo shutdown sono state le due ragioni per cui i repubblicani hanno perso le elezioni'". Così il presidente Trump in un post su Truth.
La prossima sfida elettorale fra Trump e il partito democratico è fissata per il 3 novembre del 2026, giorno delle elezioni di medio-termine, in cui gli elettori eleggeranno 435 deputati e 35 senatori.



