Nell’aria serpeggia una forte sensazione ansiosa. In tanti, tra dubbi e speranze, tra intrighi e paure che il coronavirus possa nascondersi nel vicino, stanno con il collo proteso verso domani.
Tutto sembra concentrasi verso questo incontro tanto atteso. La domanda è solo una: a che ora arriva papa Francesco?
I vescovi, tornati dall’incontro con le comunità dove hanno incontrato i cristiani nelle loro realtà e pronti a terminare i loro giorni lavorativi trovando una “quadra” sulla pace da proporre, non disdegnano l’idea di poter non aver sprecato invano questi giorni. Tutto all’insegna di quel qualcosa di buono che viene dal mare che da “nostrum” ( u mare néste) è spesso diventato “mostrum” (un cimitero a cielo aperto per i tanti migranti che ci hanno rimesso la vita nella speranza di trovare un futuro migliore), ma che da oggi non può che essere pax in virtute (fonte di pace).
A Bari oggi c’è lo scirocco, quel vento che anche i bambini più piccoli qui sanno riconoscere senza che nessuno gli insegni cosa sia. E’ quel vento che con il suo tasso di umidità ti si attacca alla pelle e che sembra non lasciarti respirare. E’ quel vento agognato dai coltivatori della Murgia barese che sotto le loro serre coltivano i funghi cardoncelli o da quei cercatori di questa prelibatezza che partono a prim’ora per trovarli nascosti sotto gli alberi delle campagne.
E’ lo stesso scirocco che oggi sembra dire che non sarà possibile staccare dalla pelle di nessuno degli abitanti di quest’area, che a volte sembra essere stata proprio “benedetta da Dio” – e non solo per aver accolto san Nicola -, quell’impegno a creare progetti di pace che da questa città dovranno solcare le onde e raggiungere tutte le sponde bagnate da questo Mare.
È lo scirocco, questo vento caldo proveniente da Sud-est e che prende il nome dalla Siria ma chiamato anche marin perché –guarda caso- viene dal mare, a voler dire che questa umidità non fa rima con stupidità ma con generosità. Questo vento che secca l’aria ed alza la polvere, oggi sembra in cerca di amici e collaboratori di pace.
La spinta di questo vento, con il suo volersi legare ancora alla città e alla Chiesa di Bari con la sua vocazione ecumenica consolidata, è chiara: la pace non è una questione di arsenali, ma di scelte di misericordianti.
E’ questa la vera svolta che può fare la differenza. Una differenza che non può non incidere nei quartieri della nuova Bari – da Poggiofranco a Japigia - fino a raggiungere anche i paesi della diocesi più lontani da Toritto a Mola e non fermarsi nemmeno ai paesi di quella Murgia che delimitano il passaggio verso quelle che da queste parti chiamiamo montagne, ma che sono semplici collinette.
Sono i misericordianti, chiamati dopo secoli di storia a ripartire proprio dalle sponde di questa città, a dover portare il messaggio verso le altre sponde del Mediterraneo. Con la forza del vento settantadue marinari portarono le ossa del vescovo di Myra ed ora con la forza di questo scirocco, di questo “vento di mezzogiorno”, bisogna ripartire e passare da traslatori di ossa a trascinatori di pace
E’ il tempo di varare l’arca della pace e di partire senza il timore di denunziare gli attriti e i soprusi che si perpetuano qui come in ogni parte del mondo; senza dire più che esiste una guerra giusta ma lavorando incessantemente per educare le nuove generazioni a progetti di collaborazione e cooperazione; senza aver paura di essere apostrofati come quelli che sono “fuori dal mondo” quando fanno la loro obiezione alle spese militari; senza tradire le istanze dei poveri”; senza accettare che si continui a morire di fame o di sete e soprattutto senza mai sentirsi soli in queste scelte; con la voglia di realizzare un’economia di giustizia, non solo denunziando l’usura e il taglieggiamento, ma soprattutto lavorando per una società dove i capitali sono investiti per il lavoro e non per sporchi giochi bancari.
La strategia dei misericordianti del mare - nell’attesa di altre pro-vocazioni di papa Francesco - dovrà mirare a realizzare una giustizia costruttiva e a generare non i cristiani “di sempre”, ma quelli che si aprono al futuro, a una perfezione che viene dall’imperfezione e che proprio dall’imperfezione fanno scaturire la perfezione.
I misericordianti del mare o i pacificanti del terzo millennio, sono senza aureole. Hanno però la forza degli schiodanti e con la tempra dei perseveranti camminano perché tanti diventino collaboranti di un mondo nuovo. Di quel mondo che Cristo, primo fra gli schiodanti, ci ha mostrato nella sua indelebile bellezza.
Nato nel 1963, Antonio Ruccia è parroco della chiesa di San Giovanni Battista ed è stato direttore della Caritas di Bari-Bitonto, impegnato sul fronte dell'accoglienza e del dialogo. Teologo, collabora a diverse testate giornalistiche e scrive libri.