«La persona lenta all’ira vale più di un eroe». Così ammonisce il sapiente del Libro biblico dei Proverbi (16,32). Vorremmo questa volta lasciare soprattutto a lui la parola, offrendo ai nostri lettori un piccolo campionario di detti (alcuni curiosi e datati) sul vizio capitale che stiamo considerando in queste settimane, quello appunto dell’ira o collera, rabbia, furia, aggressività, astio, rancore, vendetta, stizza, sdegno, bile, fiele e così via, se ricorriamo ai sinonimi molteplici della nostra lingua che coprono anche il più ampio e cupo orizzonte della violenza.
Ecco, dunque, l’insegnamento del saggio biblico: «L’iracondo commette sciocchezze a differenza del riflessivo che sa sopportare… Il paziente, infatti, ha grande prudenza a differenza dell’iracondo che si rivela stupido… Una risposta pacata placa la collera, una frase pungente la eccita… L’uomo iroso suscita liti; chi è lento ad adirarsi seda le contese… Iniziare un litigio è come aprire una diga e allora, prima che la lite si esasperi, troncala!... L’uomo avveduto controlla lo sdegno e la sua gloria sta nel passar sopra le offese… L’ira di un re è simile al ruggito di un leone: chiunque la eccita rischia la vita… Meglio abitare in un deserto che con una moglie litigiosa e irritabile… Non diventare mai socio di un iracondo e non frequentare troppo un collerico… Se sbatti il latte, esce il burro; se schiacci il naso, ne esce sangue; se spremi la collera, ne esce la lite» (Proverbi 14, 17.29; 15, 1.18; 17, 14; 19, 11; 20, 2; 21, 19; 29, 22; 30, 33).
Naturalmente la lezione si allarga al risvolto positivo della pazienza e della prudenza (quest’ultima è una «virtù cardinale» che a suo tempo dovremo presentare): «Chi è capace di dominare se stesso val più del conquistatore di una città…, mentre, al contrario, l’uomo che non controlla la sua collera è come una città smantellata e senza mura» (25,8). Nei Fioretti di san Francesco è conservata questa sua monizione: «La pazienza è opera di perfezione e prova di virtù». A ragione Leopardi nel suo Zibaldone osservava che «la pazienza è la più eroica delle virtù giusto perché non ha nessuna apparenza d’eroico». Un’alternativa all’ira è anche la fortezza (un’altra «virtù cardinale» che considereremo in futuro). Essa è la fermezza nel dichiarare la verità e nel difenderla senza il ricorso alla violenza, ed è per questo che è pronta a pagare le conseguenze della sua coerenza.
Questa puntata della nostra rubrica ha presentato molti passi anticotestamentari. Concludiamo lasciando la voce a Gesù che, anche nell’ultima sera della sua vita terrena ha chiesto al suo discepolo di «riporre la spada nel fodero, perché tutti quelli che impugnano la spada, di spada periranno» (Matteo 26,52). Ascoltiamolo ora nel suo Discorso della Montagna: «Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: Chiunque si adira contro il proprio fratello sarà sottoposto a giudizio. Chi dice al fratello: Stupido! sarà sottoposto al Sinedrio. Chi gli dice: Rinnegato! sarà sottoposto al fuoco della Geenna… Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio, dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio. Anzi, se uno ti percuote la guancia destra, tu offrigli anche l’altra; a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lasciagli anche il mantello; se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne due con lui… Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori…!» (Matteo 5,21-22.38-44).