La pagina del Vangelo di questa domenica è composta – come si legge anche nelle note ufficiali della traduzione della Bibbia della Cei – da versetti non sempre accolti dalla Chiesa nei primi secoli, e che sono omessi in alcuni manoscritti autorevoli: queste righe, ritenute comunque Scrittura ispirata, canonica, non sono dell’autore “Marco”, ma un’aggiunta successiva al suo Vangelo. In questi versetti (Marco 16,9-20) si trova un rapido riassunto delle apparizioni del Risorto, ripreso dalle finali degli altri Vangeli: Marco, infatti, interrompe bruscamente il suo racconto, registrando sì le parole del giovinetto nella tomba con l’annuncio che il Crocifisso è vivo, ma anche il silenzio delle donne, che «non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite» (16,8).
Il rischio di non dire niente a nessuno è quello che corriamo tutti: pur avendo ricevuto il dono della fede con il Battesimo, e l’educazione da parte di chi ci ha insegnato a vivere cristianamente, può accadere di non essere testimoni del Risorto.
Gesù invece ci sprona ad annunciare la buona notizia e la vita buona che viene dal conoscere e seguire il suo Vangelo: in questa domenica siamo invitati a prendere parte alla vita ecclesiale attraverso la preghiera liturgica (è quanto chiede l’Apostolo nella Prima lettera a Timoteo) e fare come Filippo, di cui leggiamo nel brano dagli Atti degli Apostoli.
Anche Filippo (uno dei sette a servizio dei poveri di Gerusalemme), come già le donne, è spronato ad andare, ad annunciare il Vangelo, questa volta da un angelo del Signore che gli dice «Alzati e va’!» (Atti 8,26). Il suo mandato è, più precisamente, quello di superare quelle soglie mai varcate prima: quella degli abitanti della Samaria (Atti 8,4-8), a cui Filippo si rivolge, mentre nemmeno Gesù non era riuscito a raggiungerli (Luca 9,51-56); e la soglia dell’annuncio a un eunuco etiope, forse uno straniero, aperto però alla fede nell’unico Dio, e a cui Filippo presenta Gesù Cristo.
Il mandato missionario rivolto dal Risorto ai discepoli, di cui si legge nel Vangelo di oggi, è quello che fa stare in piedi la Chiesa, che non è un’aggregazione di chi cerca compagnia, ma l’insieme dei discepoli che annunciano la risurrezione di Gesù Cristo.
Tale annuncio è per tutti («andate in tutto il mondo»; «ogni creatura»); è un mezzo per la salvezza («chi crederà e sarà battezzato sarà salvo»); avviene liberando uomini e donne dal male («nel mio nome scacceranno demoni»; «prenderanno in mano serpenti») e dalla malattia («imporranno le mani ai malati e questi guariranno»); cioè – in sintesi – riproponendo esattamente quello che Gesù ha fatto nella sua missione terrena.
Non si tratta, quindi, soltanto di un annuncio fatto di parole, ma di un messaggio che si realizza e si mostra nella concretezza di gesti e di attenzioni agli altri, per la salvezza del mondo. Tutti ci possiamo misurare con questi versetti, che sono la verifica dell’efficacia della nostra azione missionaria e, in ultimo, della nostra fede.