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“«Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? (…) Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?».
E si scandalizzavano per causa sua. Le parole dei compaesani di Gesù mettono davanti a noi il grande tema dei pregiudizi”. Tutti abbiamo dei pregiudizi che dobbiamo imparare a combattere. Ma la maniera migliore di distruggere i pregiudizi sta nella lealtà con cui sappiamo accettare i fatti. I fatti sono sempre superiori alle idee, ma certe volte pur di non cambiare idea siamo disposti a negare l’evidenza dei fatti.
Un cristiano non è immune dai pregiudizi ma proprio perché non è immune cerca sempre di vigilare su se stesso, sui suoi ragionamenti, su ciò che usa come metro di giudizio nei confronti degli altri e a volte anche di se stesso. Un cristiano sa che deve partire innanzitutto dalla concretezza dei fatti per poter dare una direzione anche alle proprie idee. In fondo Gesù lo aveva detto che per riconoscere il bene non bisogna mai fermarsi all’apparenza, ma bisogna guardare i frutti. Se partiamo da essi siamo certi di riuscire a comprendere che Dio non si mette limiti, ma lì dove è accolto può portare molto frutto.
Forse è questo che animato l’apostolato di Sant’Alfonso Maria de Liguori, di cui oggi ricorre la memoria liturgica. Annunciare il Vangelo nelle periferie, nei posti più dimenticati, ha come convinzione di fondo la certezza che agli occhi di Dio non c’è un luogo dove il Vangelo non possa attecchire. Davanti a Dio non ci sono casi disperati, ma c’è sempre speranza. Dovremmo però domandarci se ci sono ancora annunciatori del Vangelo alla maniera di Sant’Alfonso, cioè annunciatori di una buona notizia soprattutto agli ultimi, ai dimenticati, a quelli che pensano di essere senza nessuna speranza.
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