Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
mercoledì 14 maggio 2025
 

Si ama davvero solo quando si è disposti a voler bene all’altro

Gv 13,1-15 - Giovedì Santo «Cena del Signore» - (17 aprile 2025) - 

Il giovedì santo ci fa entrare nel cuore del triduo santo, e lo fa attraverso due gesti simbolici che fanno ben capire la portata di quello che stiamo per celebrare. Innanzitutto, la messa crismale in cui il vescovo assieme ai suoi sacerdoti celebra, prega e consacra gli oli santi che serviranno per tutto l’anno liturgico successivo.

La funzione dell’olio è appunto ungere, lasciare cioè un segno che non vada via, ma che resti come la testimonianza di una Grazia che è difficile togliersi di dosso se la si accoglie con cuore aperto. Siamo unti il giorno del nostro battesimo, il giorno della nostra cresima, nei momenti di difficoltà fisica, spirituale, o come particolare segno di una vocazione specifica, come ad esempio la consacrazione sacerdotale. In ogni caso, il giovedì santo è un giorno indelebile, e gli oli ne sono la testimonianza. 

Ma c’è una seconda cosa di indelebile in questo santo giovedì, ed è la presenza reale di Gesù nell’eucarestia. Nella messa in Coena Domini facciamo proprio la commemorazione dell’istituzione dell’eucarestia. Ma la cosa che colpisce di più è che la liturgia ci fa leggere non ciò che accade a tavola, ma ciò che accade fuori da quella tavola in preparazione a quella mensa.

È il gesto della lavanda dei piedi che tanto scandalizza i discepoli, ma che in realtà fornisce loro la grande chiave di lettura dell’amore di Gesù. Egli non è un padrone che esercita il suo potere sui suoi sudditi, ma è colui che mostra che il vero potere, è il potere dell’amore e dell’amare. E si ama davvero solo quando si è disposti a voler bene all’altro, soprattutto nella sua parte meno conveniente. In fondo i piedi rappresentano questo: la nostra miseria, le nostre contraddizioni, le cicatrici della nostra vita passata, la nostra debolezza. Gesù ci ama lì dove noi siamo meno amabili e ci ricorda che un vero discepolo deve imparare ad amare come lui ha amato. 

Questo è il giovedì santo: è il ricordo indelebile di un amore che lascia il segno, che sa profumare il capo con il Crisma e sa lavare i piedi sporchi della nostra umanità. Sì, siamo pronti ad entrare con Gesù nell’orto degli ulivi, a salire con lui sul calvario, ad attraversare il giardino del sepolcro vuoto. 

Vai alle LETTURE DEL GIORNO


16 aprile 2025

 
Pubblicità
Edicola San Paolo