Gv 18,1–19,42 - Venerdì Santo «Passione del Signore» - (18 aprile 2025) -
“E si fece buio su tutta la terra da mezzogiorno alle tre del pomeriggio”. Non c’è immagine migliore che possa descrivere il venerdì santo: il buio. Quante volte ci sarà capitato di fare esperienza di questo buio. Sono quei momenti in cui non vediamo più una speranza, una via di uscita, un significato.
Se la disperazione dovesse avere un colore certamente sarebbe il buio. Questo è il giorno in cui Gesù entra nel buio e si lascia crocifiggere affinché nessuno di noi possa più essere solo nei momenti in cui più si sente solo. Infatti, c’è una grande differenza tra “sentirsi soli”, ed “esserlo” veramente. Da cristiani bisogna imparare delle volte a diffidare delle nostre sensazioni, perché la nostra fede ci dice che Gesù si è fatto nostro compagno di viaggio soprattutto nell’ora del buio e della prova.
Nessuno allora è più solo anche quando gli sembra di esserlo. Per questo bisogna imparare a frequentare la Croce di Cristo non come uno spauracchio o un perverso modo per sentirci in colpa, ma come un esorcismo che allontana da noi la disperazione e ci fa invece rendere conto di quanto siamo amati. Quando qualcuno ti ama fino all’estreme conseguenze, fino a dare la vita per te, allora non hai più scuse perché su un amore così ci puoi fondare un universo non solo la tua vita.
Grazie, Signore Gesù, perché ci hai amati così. Grazie, Signore Gesù, perché non sei sceso da quella Croce. Da ora in poi, ogni volta che incontreremo la parola fine, sappiamo di dover diffidare perché chi ama così non può mai morire e finire, neanche se lo ammazzano in un modo così barbaro.
Vai alle LETTURE DEL GIORNO