Mt 13,10-17 - Giovedì della XVI Settimana del Tempo Ordinario - Anno Dispari - (24 luglio 2025)

 “Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!”. Molta disperazione che si vede in giro ha come causa ultima una sola cosa: la mancanza di Gesù. Molte persone non hanno ancora incontrato Cristo dentro la loro vita e proprio per questo la loro esistenza sembra attraversata sempre dal buio, dal vuoto, dalla disperazione.

Chi ha avuto la gioia e la grazia di incontrare Cristo non può dare per scontato questo dono. Non può in nessun modo abituarsi a questa grazia pensando che gli sia dovuta, oppure pensando che rimanga sempre a disposizione nonostante noi. Il perché il Signore ad alcuni fa questa grazia speciale e ad altri sembra tardare credo che rimanga da una parte un grande mistero ma dall’altra ci fa comprendere una cosa molto importante: quando Egli elargisce un dono a qualcuno, non sta pensando solo a quella persona, ma a moltissime altre che attraverso quella persona potranno godere di quel dono.

E con questa consapevolezza che dovremmo entrare in chiesa, ascoltare il Vangelo, accostarci ai sacramenti, sapendo che quel gesto così personale che compiamo in realtà ha a che fare con molte altre persone che in un modo esplicito o nascosto sono legate alla nostra vita. Tornano alla mente le parole che Maria confida ai Pastorelli di Fatima: pregare per chi non prega, sperare per chi non spera, amare per chi non ama, adorare per chi non adora.

Gli occhi che vedono e gli orecchi che ascoltano sono un dono ma allo stesso tempo una responsabilità. San Charbel, cui oggi ricorre la memoria liturgica, è un esempio straordinario di come il miracolo della vita cristiana è tutta in questi occhi aperti e in queste orecchie che ascoltano, e allo stesso tempo in quel desiderio profondo di intercedere e aiutare gli altri.

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