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sabato 24 maggio 2025
 

Dalla durezza di cuore alla luce della Pasqua

Mc 16,9-15 - Sabato fra l'Ottava di Pasqua (26 aprile 2025) - 

Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere”.

I racconti di Pasqua sono costellati di incredulità. Nessuno crede subito alla Pasqua. Tutti hanno bisogno di attraversare il guado del dubbio, della paura, dell’incertezza. Nel racconto del Vangelo di Marco di oggi forse il ragionamento dei discepoli sarà stato uno di quei ragionamenti superficiali, gravidi di pregiudizio: “saranno i vaneggiamenti di una donna”. Ma non è l’unica a non essere creduta. Anche i discepoli di Emmaus non sono presi sul serio. Nessuno vuole credere alla Pasqua. Il dolore ha sempre argomenti più convincenti della gioia. Il male fa più notizia del bene. Un dente che fa male attira di più l’attenzione di trenta denti sani.

“Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato”. È questa durezza di cuore che forse dovremmo toglierci di dosso. È imparare ad aprire in noi l’ipotesi che forse le cose non stanno esattamente come ci suggerisce la nostra angoscia. C’è una grande educazione che la Pasqua dovrebbe inaugurare in noi. È lasciare che la luce pian piano possa di nuovo far abituare i nostri sguardi a vedere di nuovo. I nostri sguardi allenati al buio che tante volte mal sopportano la luce. Annunciare il Vangelo non significa dire qualcosa ma lasciare che ciò che è successo quel giorno di Pasqua ci raggiunga davvero. A noi è chiesta la testimonianza della nostra vita trasfigurata dalla Pasqua. Il mondo non ci chiede parole, ci chiede di mostrare con la nostra esistenza ciò che crediamo. Per questo ogni vero cristiano non è altro che un martire, cioè un testimone. È la testimonianza la nostra professione di fede.

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25 aprile 2025

 
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