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Oggi la liturgia ci fa ricordare Marta, Maria e Lazzaro. Questi tre santi sono innanzitutto amici di Gesù nel senso più vero di questo termine. È a casa loro che Gesù trovava rifugio quando aveva bisogno di rifocillarsi. È a casa loro che decide di passare prima di entrare nelle ore decisive della passione. Insomma, anche Gesù si è fatto bisognoso di amici e ha trovato amici disposti a volergli bene.
In fondo potremmo dire che la santità è cercare di voler bene a Gesù, ognuno come può, e ognuno come è. Puoi volere bene a Gesù essendo come Marta, bisognoso forse di dover fare sempre qualcosa, di muoversi, di agire, di affaccendarsi fino a correre il rischio di perdere persino il motivo per cui vale la pena fare ogni cosa; ma la sua storia ci ricorda che è possibile farsi i santi, trasformando l’agitazione in servizio.
Puoi volere bene a Gesù alla maniera di Maria, bisognoso forse di gustare i momenti di silenzio, di ascolto, di cura, di introspezione, correndo magari il rischio di chiuderti in te stesso; ma la storia di Maria ci ricorda che è possibile trasformare l’introspezione in contemplazione.
Puoi volere bene a Gesù alla maniera di Lazzaro, facendo fatica a stare in una relazione, giocando troppo spesso a fare il morto; ma la storia di Lazzaro ci ricorda che è possibile risorgere anche da certe morti che ti tengono prigioniero. Non c’è un unico modo di voler bene a Gesù, è questa la festa di oggi, la festa degli amici, di quelli cioè, che rimangono se stessi e volendo bene a Gesù riescono a convertirsi tirando fuori il meglio della propria diversità.
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