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domenica 13 ottobre 2024
 

Amare a volte è lasciare uno spazio cui l’altro possa emergere fino in fondo

Gv 14,27-31a - San Pio V Papa, Mem. fac. (30 aprile 2024) - 

“Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me”. Il tema della pagina del Vangelo di oggi è un tema scottante: si può essere felici se chi si ama è assente? La risposta è ovviamente no, e nessuno deve sentirsi in colpa se avverte quella che normalmente noi chiamiamo mancanza. La mancanza è un segno evidente di chi ama. Solo chi non ama non avverte questa forma di sofferenza. Ma Gesù cerca di spalancare la prospettiva di questo particolare tipo di dolore perché suggerisce ai suoi discepoli che a volte il vero amore è accettare anche la mancanza, è saper abitare l’assenza. Non conosco nessun altro esempio che possa rendere l’idea se non quello di una madre o di un padre che ad un certo punto non aiutano più il proprio figlio a spostarsi da una stanza all’altra. Se lo sentono piangere lo incoraggiano a provare a camminare e se non lo spronassero a tirare fuori quel potenziale in realtà non lo amerebbero davvero. La loro assenza voluta è in funzione dell’amore e non è un modo invece per negarlo. Amare a volte è lasciare uno spazio, una mancanza, in cui l’altro possa emergere fino in fondo. Riempire tutti i vuoti può essere rassicurante ma in realtà non ci fa crescere. Per questo Dio non è un “tappabuchi”, ma qualcuno che ci ama così tanto che in alcuni casi ci lascia affinché possiamo emergere fino in fondo. In cosa consiste la fede? Nel ricordarci soprattutto quando sentiamo questa mancanza che non siamo abbandonati, ma amati e che bisogna fidarsi più di Dio che delle nostre sensazioni.

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29 aprile 2024

 
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