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Nel Vangelo di oggi Gesù compie una guarigione che lascia senza parole i presenti: “Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate”. Eppure tutta la discussione si sposta dalla gioia del miracolo per focalizzarsi su un dettaglio davvero diabolico: “Ma alcuni dissero: «È in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni»”.
Gesù fa un ragionamento impeccabile che smaschera una simile accusa dimostrando che sarebbe un controsenso, un male che faccia autosabotaggio di se stesso. Credo però che la cosa su cui dovremmo porre la nostra attenzione è invece sul meccanismo di fondo di certe situazioni. Molte volte nella vita invece di godere di ciò che abbiamo, viviamo di dietrologia, non gustiamo più la vita per andare invece a ricercarci cose che la complichino. Tornare ad essere semplici significa non cadere nella tentazione diabolica di dare importanza a ciò che non dovrebbe averlo. Quando questo capita in una relazione ci si accorge che molte energie vanno sprecate dietro discussioni inutili o dettagli banali, e invece di godere di quella relazione si passa il tempo a problematizzarla. Basterebbe ricordarci che non siamo immortali e che tutte le cose di questa vita finiscono per smettere di continuare a perdere tempo dietro cose inutili. Gli uomini e le donne del Vangelo di oggi hanno davanti a loro Gesù in persona, e invece di goderne preferiscono gridare al complotto. Dopo duemila anni non sembra diminuita una simile deriva umana e spirituale.
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