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sabato 24 maggio 2025
 
Il blog di Gianfranco Ravasi Aggiornamenti rss Gianfranco Ravasi
Cardinale arcivescovo e biblista

Due vie opposte

Molti nostri lettori conoscono – almeno per fama – il regista americano Woody Allen e le battute che spesso mette in bocca ai personaggi dei suoi film o che annota lui stesso nei suoi libri. In uno di questi ultimi, datato 1980 e intitolato Effetti collaterali, ironizzava: «Ad essere buoni si dorme meglio, ma i cattivi da svegli si divertono di più». Sarà un paradosso, ma riflette una convinzione inespressa eppure diffusa. Essa viene quasi respirata nell’atmosfera della società contemporanea che, sotto il manto della libertà, copre scelte discutibili, per non dire immorali.

Non bisogna, però, dimenticare che già Cristo riconosceva che «larga è la porta e spaziosa è la via che conduce alla perdizione e molti sono quelli che vi entrano; stretta è, invece, la porta e angusta la via che conduce alla vita e quanto pochi sono coloro che la imboccano» (Matteo 7,13- 14). Si pensi che già sette secoli prima il poeta greco Esiodo ammoniva che «facile e agevole è scegliere il male, una via piana e vicina, mentre lunga e difficile è la strada della virtù e aspra fin dall’inizio e, per percorrerla, gli dei hanno imposto all’uomo sudore».

È indubbio che una certa predicazione moralistica del passato ha fatto di tutto per deprecare i vizi, ma ha reso anche poco attraente le virtù, rendendole pedanti e noiose. Sta di fatto che ora assistiamo a una sorta di stravolgimento per cui il vizio perde ogni impronta morale e si traveste in una sorta di moda. Più che vivere in un ambiente dove domina l’immoralità, ci troviamo immersi in un orizzonte in cui è comune l’amoralità, così che tutto è grigio, indifferente e le frontiere tra vizio e virtù sono ormai abbattute o rese molto mobili.

La scelta viziosa è considerata quasi come un atto fisiologico, istintivo, fonte di libertà e di piacere. Eppure, a ben considerare, lungo questo sentiero in discesa non è che ci si ritrovi così soddisfatti e divertiti, come supponeva Woody Allen. Tanto per fare un paio di esempi, l’alcolizzato o il giovane che cade in un coma etilico non riesce certo ad assaporare la qualità del liquore o il bouquet del vino, così come l’erotomane che si ingozza di siti porno ignora totalmente il fascino dell’eros autentico, per non parlare della bellezza, tenerezza e dolcezza dell’amore.

Ebbene, ritornando ancora una volta ad affacciarmi sulle pagine del nostro settimanale all’inizio di un nuovo anno, ho pensato di proporre ai lettori un lungo itinerario un po’ inedito lungo quelle due strade a cui sopra accennavamo. Inizieremo con quella più larga, comoda, pianeggiante e talora in discesa, tipica del vizio senza controlli morali. Successivamente cambieremo direzione e ci attrezzeremo per affrontare una sorta di scalata verso l’altura. Sarà la via della virtù: forse, come diceva il poeta greco Esiodo, si suderà ma – e sono ancora le sue parole – «quando si raggiunge la vetta, diventa agevole ciò che prima era arduo».

E per concludere, invitiamoci tutti a un esame di autocritica. Lo faccio con due voci finali non certo di moralisti, che ci rivolgono lo stesso appello. La prima è dello scrittore francese Marcel Proust (1871-1922): «Di solito si detesta chi ci assomiglia e i nostri stessi vizi, visti dal di fuori, ci esasperano». L’altra è la testimonianza dell’irlandese Oscar Wilde (1854-1900): «Nessuno di noi riesce a sopportare negli altri i suoi stessi vizi».

 


29 dicembre 2022

 
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