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venerdì 25 aprile 2025
 
Il blog di Gianfranco Ravasi Aggiornamenti rss Gianfranco Ravasi
Cardinale arcivescovo e biblista

HÝDÔR: acqua

Immaginiamo che in questo periodo molti nostri lettori siano su una spiaggia davanti alla distesa del mare o vedano saltellare tra le rupi e la vegetazione alpina le «dolci e fresche acque» di un torrente. Abbiamo così scelto la parola greca hýdôr, «acqua», presente 76 volte nel Nuovo Testamento, dalla quale derivano i nostri termini «idrico» o «idrografia». Essa, come cantava san Francesco, è «molto utile et humile et preziosa et casta», costituisce il 65% del nostro corpo, copre per il 73 % la superficie del nostro Pianeta, con un volume calcolato attorno ai due miliardi di chilometri cubi. Tanto è stato detto e scritto sulla sua importanza, ma purtroppo anche sul suo inquinamento, dispersione e sull’«inequità» della sua distribuzione (vedi la Laudato si’, nn. 27-31).

Noi, però, la considereremo ora per il suo valore simbolico spirituale, già esaltato nell’Antico Testamento come segno di vita e di purificazione, tant’è vero che l’era messianica vede lo scaturire di acque nel deserto, lo scorrere di torrenti nella steppa, il trasformarsi della terra arida in palude e il suolo riarso pullulare di sorgenti (Isaia 35,6- 7). È un modo evidente per descrivere la rinascita e la salvezza operata da Dio nell’umanità. L’acqua è segno anche della Parola di Dio: «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata» (Isaia 55,10-11).

Entriamo, così, nel Nuovo Testamento ove questo elemento vitale diventa l’emblema di Cristo, come si intuisce nel suo dialogo con la Samaritana: «Chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna» (Giovanni 4,14). È per questo che l’evangelista Giovanni testimonia con insistenza che dal costato di Cristo crocifisso «uscirà sangue e acqua» (19,34). E, come ancora si intuisce nelle parole che Gesù rivolge alla donna di Samaria, l’acqua raffigura la trasformazione interiore del credente, il cui spirito è invaso dall’azione divina.

Sempre in questa linea Gesù, durante la festa ebraica delle Capanne – che comprendeva un rituale processionale proprio con l’acqua della piscina gerosolimitana di Siloe – aveva esclamato: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato» (Giovanni 7,37-39). A margine non possiamo ignorare il rilievo che hanno due componenti idrografiche della Terra Santa, il fiume Giordano con il battesimo di Cristo e il lago di Tiberiade, cornice geografica del primo ministero pubblico di Gesù: basti solo pensare alla vocazione dei discepoli lungo il suo litorale, alla tempesta sedata, alla predicazione di Cristo e ai suoi soggiorni a Cafarnao.

Ora è noto che questo lago nel linguaggio biblico è chiamato «mare» perché così è denominato ogni grande bacino idrico. A questo punto è necessario puntualizzare un altro volto delle acque, negativo e distruttivo: chi non ricorda la narrazione del diluvio (Genesi 6-9)? Il mare è visto spesso come il simbolo del male e del nulla che si oppongono alla creazione divina. In greco «mare» è thálassa, un vocabolo citato 91 volte nel Nuovo Testamento e non solo legato al lago di Tiberiade. Evochiamo un atto simbolico compiuto da Cristo: il suo cammino sulle acque del lago diventa un segno del suo trionfo sul male e sul caos (Giovanni 6,16-20). In questa luce comprendiamo perché nella nuova creazione redente l’Apocalisse noti che il mare non ci sarà più (21,1). Tuttavia la Gerusalemme perfetta futura sarà attraversata da «un fiume d’acqua viva, limpido come cristallo, che scaturisce dal trono di Dio e dell’Agnello» (22,1).


28 luglio 2022

 
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