Entrare nel mistero della Redenzione
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Marco 1,14-15
Lo scorso mercoledì, con il rito penitenziale e austero delle Ceneri, siamo entrati nel tempo forte che ci conduce al giorno glorioso della Pasqua del nostro Salvatore, attraverso un cammino di conversione scandito dalle cinque domeniche di Quaresima, dalla domenica delle Palme, o di Passione, e dalle solenni liturgie del Triduo. Siamo così introdotti e immersi nel Mistero grande della nostra redenzione, mirabile opera di salvezza. Siamo stati creati per la Vita, abbondante e senza fine (Genesi 1): l’azione del nemico non può distruggere il disegno luminoso del nostro Creatore, che continua a camminare con noi, non abbandonandoci al male ma intervenendo per redimerci e salvarci.
La sua alleanza apre la liturgia di oggi, con la Parola potente del nostro Dio rivolta a Noè immediatamente dopo il diluvio: «Io stabilisco la mia alleanza con voi! Questo è il segno dell’alleanza che io pongo tra me e voi per tutte le generazioni future: pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra. Quando apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi». (I lettura, Genesi 9). La parola alleanza (berit) compare per la prima volta nella Bibbia proprio nelle storie del diluvio, grande evocazione simbolica del sacramento battesimale: un dono di vita che attraversa la storia, «lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti» (Preconio Pasquale), sarà rinnovato su Abramo e sui patriarchi, su Davide, il Messia – Re, e sui suoi discendenti, nonostante i loro peccati, e percorrerà la storia degli uomini fino a risplendere nuova, ed eterna, nel Cristo-Messia, il Figlio, Dio, per noi fatto carne e offertosi alla passione, alla crocifissione e alla morte, gloriosamente risorto, nostra pace, nostra speranza, nostra vita. San Pietro Apostolo, nella sua Prima Lettera (II lettura), richiama direttamente il simbolo del diluvio, «immagine del battesimo», nel quale, «in virtù della Resurrezione di Cristo», noi «invochiamo la salvezza»: «quest’acqua salva anche noi!».
Celebriamo già oggi, all’avvio del percorso quaresimale, e rinnoviamo ogni domenica, Pasqua della settimana, e in ogni Eucaristia quotidiana, la certezza e la fede in questo mistero: il Salmo 24 (Responsorio) dichiara che il Signore è «il Dio della nostra salvezza»; «la sua misericordia è da sempre», Egli «indica ai peccatori la via giusta». Il Vangelo di Marco, con la sua stringatezza, ci presenta oggi il primo quadro di meditazione quaresimale: subito dopo il Battesimo di Giovanni «lo Spirito sospinse Gesù nel deserto, e nel deserto rimase per quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano».
Il deserto è nella Bibbia luogo ambivalente, di dialogo con Dio, di silenzio e raccoglimento, ma anche di tentazione: nel deserto si incontra il Padre, che vuole parlare al nostro cuore (cfr. Osea 2,16), ma si può insinuare anche la voce del nemico, che vuole allontanarci da Lui e instillare la tentazione che Dio non ci voglia bene. Gesù ci insegna la fiducia del Figlio, che sa di essere amato; con questa certezza Egli resiste alla tentazione e rinnova l’invito che già era stato del Battista: «Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo».