Come si arriva alla vera fede?
«Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» Giovanni 20,29
La seconda domenica di Pasqua è l’Ottava del giorno della risurrezione. È chiamata comunemente domenica in Albis perché nell’antichità in questa domenica i battezzati, con gli abiti bianchi, deponevano le albe dopo una settimana di rinnovamento spirituale. È anche festa della Divina Misericordia, perché il Cristo risorto concede al mondo il dono della redenzione. Otto giorni dopo la Pasqua i discepoli erano ancora riuniti insieme e l’evangelista Giovanni ci racconta la prima apparizione del Risorto il giorno di Pasqua e poi la domenica successiva quando è presente anche Tommaso. Tommaso, uno dei protagonisti del quarto Vangelo, mostra il suo carattere dubbioso e facile allo sconforto. Non riesce a credere attraverso dei testimoni. Vuole fare la sua esperienza. Egli è disposto a credere, ma vuole risolvere personalmente ogni dubbio. E Gesù non vede in lui uno scettico indifferente, ma un uomo alla ricerca della verità e gli offre piena soddisfazione.
Gesù gli dirà: «Non diventare incredulo, ma diventa credente». È un cammino, è la prospettiva della vita, non rimanere nella strada della incertezza, della infondatezza, della infedeltà, della sfiducia, ma diventa nella strada della fondatezza, della certezza, della fiducia, della fedeltà. Diventa, matura, cresci; nel dubbio, nella situazione doppia, scegli la strada giusta. Tommaso sceglie la strada giusta: il riconoscimento entusiasta di Gesù come il suo Signore e il suo Dio.
Attraverso questo racconto ci è dato di riflettere sull’esperienza della vera fede a cui Gesù riserva una beatitudine particolare: «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Chi di noi può dire di meritare questa beatitudine? La vera fede non è una conquista facile, ma richiede un cammino in cui entrano in gioco anche altre persone. Noi abbiamo potuto conoscere Gesù Cristo attraverso l’educazione religiosa ricevuta in famiglia o la fede viva di persone che ci hanno fatto conoscere il Vangelo. Ma questo è stato solo l’avvio di un’avventura spirituale a cui ciascuno a un certo punto ha dovuto trovare dentro di sé la sollecitazione decisiva per esprimere il proprio sì incondizionato.
Non dimentichiamo che ci sono tante persone che vorrebbero credere e soffrono di non riuscire a credere. Il non credente non va confuso con l’ateo che esibisce con orgoglio la sua indisponibilità alla fede. L’incertezza, il dubbio possono coabitare nel cuore del credente, mentre non si comprende l’arroganza di certi convertiti i quali si permettono di dare lezioni di fede agli altri, ritenendosi “arrivati”. Ma come si arriva alla vera fede? C’è una tentazione che ci tiene lontano dalla beatitudine proclamata e promessa da Cristo. Siamo tutti come Tommaso: vogliamo toccare, vedere, verificare ciò che appartiene alla dimensione del mistero.
Le parole di Gesù a Tommaso fanno capire che non è questa la via da seguire. Certo, non si deve pensare che la fede sia un’operazione totalmente estranea al nostro bisogno di toccare e di sperimentare la presenza di Cristo. C’è l’atteggiamento presuntuoso di chi va alla ricerca di dimostrazioni palesi e c’è l’atteggiamento discreto, umile, confidente di chi si accosta al mistero per lasciarsi toccare da una presenza nascosta. La fede non diventa veramente viva che a partire dal momento in cui, presto o tardi, essa diventa esperienza vissuta della presenza del Cristo.