Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
giovedì 10 ottobre 2024
 

II DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE - 1 NOVEMBRE

Anche a questa seconda domenica dopo la dedicazione del Duomo, secondo il rito ambrosiano, è stato assegnato un tema particolare: «La partecipazione delle genti alla salvezza».

Si tratta della prospettiva che il Nuovo Testamento introduce definitivamente, dopo che molti dei profeti e degli scritti dell’Antico Testamento lo avevano lasciato intravedere sempre più chiaramente. È la chiamata di tutti i popoli alla salvezza, che Dio rivela pienamente nel suo Figlio Gesù; le «genti» sono tutti coloro che non appartengono al popolo di Israele, ma che sono a pieno titolo  gli dell’unico Padre e per questo chiamati alla pienezza del regno.

Il profeta Isaia è tra le voci di coloro che hanno preannunciato l’universalità della salvezza, come possiamo leggere nel testo della lettura di oggi: «Volgetevi a me e sarete salvi, voi tutti confini della terra, perché io sono Dio, non ce n’è altri. Lo giuro su me stesso, dalla mia bocca esce la giustizia, una parola che non torna indietro: davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua». Dunque tutti i confini della terra e ogni lingua si volgeranno al Signore, l’unico Dio, da cui vengono ogni giustizia e ogni verità.

Ad indicare la totalità delle genti a cui è destinata la salvezza, troviamo anche la parabola evangelica che il Signore Gesù utilizza per descrivere la dinamica del regno dei cieli, «simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci». L’immagine della pesca, come quella simile della mietitura, utilizzando esempi della vita degli ascoltatori del tempo, intende descrivere il momento  finale della storia: «Così sarà alla fine del mondo». Non si tratta però di un evento cosmico, come il linguaggio apocalittico spesso descrive, ma del compimento di ogni esistenza umana, chiamata a confrontarsi con la parola evangelica. Come facevano i pescatori una volta tirata a riva la rete separando i pesci commestibili da quelli poco o per nulla consigliabili, così faranno gli angeli in quel momento.

Dunque sembra dirci il Signore che non solo ogni creatura è destinataria dell’annuncio di salvezza ma che, proprio per questo, tutti saranno chiamati a confrontarsi con quella stessa Parola, misura della bontà di ciò che è stato compiuto nel percorso della vita. L’atto del separare è l’atto stesso della creazione di Dio, che separa la luce dalle tenebre, le acque che stanno al di sopra da quelle che stanno al di sotto. Se consideriamo però la separazione tra i buoni e i cattivi, dobbiamo riconoscere che sarà particolarmente di“fficile, perché la bontà è la caratteristica di Dio e noi, più volte il Vangelo ce lo ricorda, siamo «cattivi» anche se sappiamo dare cose buone ai nostri  figli (cfr. Luca 11,13).

Dunque la linea di separazione ci attraverserà da capo a piedi, ma si tratterà di un nuovo atto creativo di Dio su tutti noi, lui che solo sa fare nuove tutte le cose (Apocalisse 21,5), farà nuova anche la nostra vita, toglierà da ogni scoria di male e di cattiveria, per farci nuove creature e aprirci le porte del suo regno.


29 ottobre 2020

 
Pubblicità
Edicola San Paolo