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venerdì 21 marzo 2025
 
Rito romano Aggiornamenti rss don Gianni Carozza

II DOMENICA DOPO NATALE (ANNO C) - 5 GENNAIO 2O25

La gloria di Dio che risplende nella debolezza di un uomo

«A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio». Giovanni 1,12

Nella seconda domenica dopo Natale la liturgia ci propone alcuni testi di grande spessore teologico, perché dopo l’aspetto emotivo e semplice del Natale impariamo ad approfondire il mistero che ci è stato rivelato, per cogliere in profondità la ricchezza di ciò che adoriamo. Il libro del Siracide (24,1-4.8-12), che ci propone il cantico della Sapienza, alludendo all’azione dei profeti attraverso i quali la parola di Dio si era comunicata agli uomini, dice che la Sapienza divina ha preso Gerusalemme come sua residenza.

L’espressione che adopera il Siracide, parlando della sapienza, è la stessa che adotta l’evangelista Giovanni (1,1-18), parlando del Logos di Dio, cioè il suo pensiero – ancora di più della parola – la sua logica, la sua sapienza ha piantato la tenda nell’umanità: si è accampato nella nostra situazione precaria; ha preso dimora e abitazione nella nostra esperienza umana, per condividere la nostra umanità, per farci dono della sua divinità. Con Gesù noi siamo arrivati pienamente a Dio o, meglio, Dio è arrivato per primo e pienamente a noi. Attraverso Gesù riceviamo il «potere di diventare figli di Dio»: ecco la rivelazione della nostra segreta identità.

Dio è in noi. Non in pochi privilegiati, ma in ogni fratello che vive. È in noi nonostante la nostra miseria, fisica e morale, per dirci: «Io ti amo come un figlio. Amo la tua solitudine, la tua ricerca inappagata, le tue debolezze, le tue lacrime, la tua disperazione. Non c’è nulla nella tua vita che mi possa lasciare indifferente. Io ti amo. Voglio essere come l’istinto positivamente più bello e più profondo del tuo cammino».

«Il Verbo si è fatto carne». Gesù è la rivelazione di Dio, ma  è una rivelazione che avviene nella «carne», cioè in una forma velata. In Gesù Dio ha manifestato la sua gloria, ma non bisogna dimenticare che quella gloria risplende nella fragilità e nella debolezza di un uomo che per amore finirà sulla croce.

Se il Verbo si è fatto carne per amore, per accoglierlo occorre una risposta amorosa, u n ’ i n t e l l i g e n z a amante. Per questo Gesù un giorno dirà: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli» (Matteo 11,25). «Ai piccoli»: a quelli che hanno la sapienza del cuore.

È un dono, questo, dello Spirito da chiedere continuamente, come ci invita a fare l’apostolo Paolo nella seconda lettura, in un bellissimo passo della Lettera agli Efesini (1,3-6,15-18): «Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi» (1,17-18).


02 gennaio 2025

 
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