La Parola che trasforma la storia
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». Marco 1,16-17
Il centro della liturgia di oggi è il logos potente di Dio, che ha creato il mondo e lo sostiene, che è «dal principio» e «si è fatto carne» (cfr. Giovanni 1,1.14) in Gesù, il Figlio amato. La III domenica del Tempo ordinario è dedicata dalla Chiesa, a seguito della Lettera apostolica di papa Francesco Aperuit illis (2019), alla Parola di Dio e alla speciale celebrazione del dono ineffabile che è la Scrittura per i credenti: in essa si rivela nella Storia il Dio vivente e si manifesta la fede del Popolo della Promessa, che ha attraversato i secoli e trova pienezza in Gesù. Celebriamo ogni anno in questa giornata il patrimonio inestimabile dei libri biblici, con l’invito a leggerli, conoscerli, meditarli, amarli in quanto custodi di una Parola viva e santa, e insieme ringraziamo la Trinità per il dono dell’Incarnazione del Verbo, il Figlio, compimento delle Scritture.
Nel Vangelo di oggi (Marco 1), Gesù comincia la sua predicazione «in Galilea» «dopo che Giovanni fu arrestato» e rinnova quanto già era stato annunciato dal precursore: «Il kairòs è compiuto ed è vicino il Regno di Dio: convertitevi e credete al Vangelo». Ecco il cuore del «Vangelo di Dio», proclamato da tutti i profeti: il tempo che ci è dato nella «scena di questo mondo» (II lettura, 1Corinzi 7) è un kairòs favorevole per la salvezza, è l’espressione della misericordia del Signore verso ciascuno di noi; non deve essere sprecato nella dissolutezza e nel male, ma è lo spazio salvifico dell’incontro con Dio e della conversione del cuore. Questa è la “buona notizia” rivolta ad ogni uomo, a qualunque lingua, popolo, cultura appartenga! Giona riceve «il logos del Signore» che lo invia a «Ninive, la grande città», pagana e ostile al popolo di Dio, perché anche lì venga annunciato il Vangelo della conversione e della salvezza, perché anche i suoi abitanti riconoscano il kairòs salvifico che è stato dato loro; i niniviti «credono a Dio» ed Egli «vede le loro opere, che cioè si sono convertiti dalla loro condotta malvagia» e «non fa il male che aveva minacciato di fare» (I lettura).
La cifra della Parola di Dio è la misericordia, «che è da sempre» (Salmo 24, Responsorio): la storia del mondo è intrisa di peccato, ma il nostro Dio, Padre di ogni Benedezione, non si arrende di fronte al male che compiamo e continua a cercarci e ad annunciarci il Bene grande dell’adozione a figli, desiderando che ritorniamo a Lui e viviamo insieme con gioia, per sempre, nella sua casa (cfr. Luca 15). Ogni vocazione personale è sempre, prima di tutto, una chiamata a stare con Gesù, perché «in Lui è la Vita» (cfr. Giovanni 1,4): «passando lungo il mare» della nostra esistenza Egli per primo ci «vede» (ciò significa che ci “benedice”) mentre siamo impegnati nella nostra quotidianità, fatta di fatiche e a volte di delusioni, di «reti da gettare» e talora «da riparare», e non disdegna le nostre energie e capacità, tante o poche che siano, ma promette di potenziarle perché portino frutto in ciò che non perisce. La Parola che raggiunge i fratelli «Simone e Andrea», «Giacomo e Giovanni», cambia per sempre la loro vita e la vita del mondo: è Cristo, il logos di Dio, l’unico che dà senso ad ogni esistenza e trasforma la storia; Egli chiede a ciascuno di seguire Lui e «dimorare in Lui» (Giovanni 15,4), per trasformarla con Lui!