Insieme nella Luce della Parola
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Matteo 4,18-19
Il tema della Luce, che ci ha accompagnati nel tempo di Natale, è filo conduttore delle liturgie che aprono il Tempo Ordinario: in questa III Domenica, dedicata alla Parola di Dio, collocata nel cuore della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, emerge fortemente che solo Cristo è la Luce che rischiara l’esistenza di ogni uomo, solo Lui è la Parola che ci trasforma dal profondo e ci dona la Pace e la Gioia vere, mentre noi troppo spesso le cerchiamo altrove, dove non possiamo trovarle, perché «il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Lui» (cfr. Agostino, Confessioni).
Ricorre nella I lettura la profezia esultante di Isaia, che abbiamo ascoltato nella Messa della notte di Natale: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce»; «hai moltiplicato la gioia»; «gioiscono davanti a te», «perché tu hai spezzato il giogo che opprimeva». Fa eco il Salmo 26 (Responsorio): «Il Signore è mia luce e mia salvezza, è difesa della mia vita: di chi avrò paura?». Cristo vince, solo l’incontro con Lui dà pienezza, la stessa che vivono i quattro apostoli nel Vangelo (Matteo 4): Gesù cammina lungo il mare di Galilea (si tratta di un territorio pagano, come chiarisce l’evangelista citando il passo di Isaia, secondo il suo stile che, rimandando all’Antico Testamento, vuole mostrare che Cristo è il Messia atteso, l’unico Salvatore); vede Simone e Andrea, suo fratello, che gettano le reti in mare, Giacomo e Giovanni, suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparano le loro reti: il Signore passa nelle nostre vite e guarda proprio noi, con i nostri nomi, impegni, affetti, mentre siamo intenti nelle attività che ci permettono di vivere il contingente. È Lui che ci guarda per primo; noi, sulla riva, neanche ci siamo accorti che sta cercando proprio noi, continuiamo a guardare le nostre cose, a operare secondo i nostri progetti, a riparare quello che si è rotto per riprendere, esattamente nello stesso modo, la stessa vita di prima. È Lui che ci chiama: il nostro nome, risuonato già nella storia come nome qualsiasi, pronunciato da Lui è un’altra cosa, promette la prospettiva della Vita che non muore. È Lui che ci invita a seguirlo, perché solo «dietro di Lui» quello che facciamo ha un senso e si trasforma in un’opera che vale per l’eternità: i quattro «erano pescatori», e Gesù promette di farli «pescatori di uomini».
IL VERO TESORO
Il suo sguardo è benedizione, Luce che squarcia le tenebre: guardati da Lui, i quattro sentono di aver ricevuto risposta a tutte le domande, vedono con chiarezza nelle loro vite e ne intuiscono l’orizzonte; comprendono di aver trovato la pienezza che confusamente cercavano, capiscono che Gesù è l’unico tesoro: per questo «subito» abbandonano tutto. È questo l’altro punto chiave del Vangelo di oggi: il Signore non distrugge i legami umani, ma li trasforma e li plasma per orientarli al vero Bene, nostro e dei nostri fratelli. Egli, come chiarisce Paolo in 1Corinzi (II lettura), ci vuole insieme, «unanimi nel parlare, senza divisioni tra noi, in perfetta unione di pensiero e di sentire»: le divisioni sono segno che la nostra sequela non è ancora totale, che abbiamo attenzione a noi stessi più che alla Verità. Camminiamo insieme nella Luce della Parola!