Dopo i Vangeli sinottici di Marco e Matteo, il lezionario dell’Avvento oggi ci porta al Vangelo secondo Giovanni. Subito dopo il racconto del paralitico che attendeva la guarigione vicino alla piscina di Betzatà e viene sanato da Gesù, nasce una discussione tra lui e i suoi antagonisti a riguardo del sabato e delle testimonianze che il Signore poteva portare a suo favore.
Ed ecco che torna in scena Giovanni il Battista. Questa volta però non sono gli autori del Vangelo a parlare di lui, ma lo stesso Gesù, che lo descrive come una «lampada che arde e risplende». Si tratta di un’espressione con la quale Giovanni (mai chiamato in questo Vangelo “il Battista”) è forse descritto ancora una volta come quell’Elia profeta che sorse come un fuoco, e la cui parola «bruciava come accola» (Siracide 48,1). Giovanni nel suo Vangelo assume anche altre caratteristiche speciche rispetto ai sinottici: ad esempio, riconosce Gesù e gli dà testimonianza chiamandolo «agnello di Dio» (Giovanni 1,29.36), diversamente dalla domanda che invece è documentata nei sinottici, e che attesta il dubbio del Battista sull’identità di Gesù (Matteo 11,3: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?»); ancora, si autodenisce l’amico dello sposo in occasione della sua ultima apparizione nel racconto (Giovanni 3,2530).
Ma l’aspetto più caratteristico di Giovanni nel Quarto vangelo viene dall’idea di testimonianza alla verità. «Giovanni rese testimonianza» a Gesù (1,32), e quindi rispetto agli altri Vangeli non solo annuncia, prepara, intravede, ma capisce e indica, riconosce e testimonia, fino a dare la sua vita: nel Vangelo secondo Giovanni la parola “testimonianza” (martyría) è molto più usata che in qualsiasi altro scritto neotestamentario, e il Battista la renderà per primo, no, appunto, al martirio. Giovanni è soltanto il primo dei testimoni nel grande processo alla Parola istruito contro Gesù. Se nei sinottici abbiamo un solo processo, quello all’interno del racconto della Passione, nel Quarto vangelo invece percorre tutto il ministero di Gesù. Il lessico giudiziario, con i verbi confessare, testimoniare, ecc., si ritrova in tutto il Vangelo e anche nella pagina odierna. Ecco perché dopo Giovanni la testimonianza verrà dalle opere che Gesù compie, e poi dal Padre, dalle Scritture stesse, e poi anche dallo Spirito, che addirittura ricoprirà la funzione di “Paràclito”, cioè advocatus, “difensore” in quel processo.
La pagina di oggi esorta il credente ad avere una duplice attenzione. Da una parte tutti devono ascoltare la voce del Padre, pena fare come quelli che credono di scrutare le Scritture ma non le comprendono. Infine, come il Battista ha fatto per primo, ogni cristiano è invitato a dare la sua testimonianza. In questo nostro tempo è sempre più necessario che i credenti mostrino chi è che salva le vite delle persone e chi è la luce nelle tenebre che coprono la terra. Molte altre proposte circolano con le loro vuote parole, ma solo Gesù vuole che siamo salvi.