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lunedì 09 settembre 2024
 
Votantonio Aggiornamenti rss Francesco Anfossi - Votantonio

Il mandante del caso Boffo

Dunque il caso Boffo ha un esecutore. Fu tale Francesco Izzo, allora cancelliere presso il casellario giudiziario di Santa Maria Capua Vetere, a estrarre, il 12 marzo 2009, la copia del certificato penale dell’allora direttore dell’Avvenire e di Sat 2000 Dino Boffo. Documento poi stravolto e allegato a una velenosa velina farlocca, falsamente attribuita alla polizia. Quella spazzatura girò in parecchi ambienti, dal mondo politico alle redazioni, fino a trovare qualcuno che invece di cestinarla la pubblicò bella e buona: il Giornale allora diretto da Vittorio Feltri. Il quotidiano della famiglia Berlusconi, allora premier, biasimato anche da Boffo in alcune risposte ai lettori per le sue “cene eleganti”,  titolò: «Il supermoralista condannato per molestie». Occhiello: «Incidente sessuale del direttore di Avvenire». Il titolone era accompagnato, oltre che dall’articolo, da un editoriale di Feltri. «Mai quanto nel presente periodo si sono visti in azione tanti moralisti, molti dei quali, per non dire quasi tutti, sono sprovvisti di titoli idonei. Ed è venuto il momento di smascherarli. Dispiace, ma bisogna farlo affinché i cittadini sappiano da quale pubblico vengono certe prediche». Povero Feltri, era proprio costretto, gli dispiaceva pure.    

La campagna di fango finì per portare quel galantuomo di Boffo alle dimissioni, come gesto di responsabilità nei confronti della Chiesa. La verità, alla fine, venne a galla, ma non tutta. La vicenda coniò anche un neologismo, il “metodo Boffo” per indicare un metodo denigratorio, una sorta di killeraggio mediatico per antonomasia. Ma il caso non è chiuso. Il processo, nonostante sia durato ben cinque anni, non è riuscito a identificare il mandante, ovvero a chi il cancelliere (condannato a due anni) ha inviato le notizie prelevate dal casellario, poi trasformate da un falsario delatore in un bel “pastiche” calunnioso. Né lo ha detto Feltri, che ha laconicamente parlato di “informatore attendibile”. Sarebbe interessante sapere di chi è la manina che ha preparato una tale schifezza. Ma probabilmente non lo sapremo mai, sarebbe interessante saperlo, anche se francamente di una tale penosa vicenda ne sappiamo anche troppo.

Ogni tanto provo a immaginarlo, questo infame corvetto coperto dall’anonimato che si mette a battere a macchina una falsa informativa ai danni di un galantuomo, piglia il verbale dell’ammenda, fotocopia le due facciate sullo stesso foglio come un coltello a doppia lama, facendone più copie, le imbusta e le spedisce a un elenco selezionato di prelati, cardinali, direttori di giornale, parlamentari, professori dell’Università Cattolica per infangare la reputazione di un uomo. Il veleno è stato seminato. Prima o poi germoglierà. Come il perfido Danglars, che scrive la lettera anonima contro Edmond Dantès in cui l’accusa di essere una spia bonapartista, e poi la getta accartocciata in un angolo fingendo di lasciar perdere. Danglars sa bene che c’è sempre un Fernand Mondego pronto a raccoglierla e spedirla. Chissà se il corvetto aveva letto Il conte di Montecristo.


16 aprile 2015

 
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