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Il Papa sul volo di ritorno da Beirut
C’è un libro apparentemente piccolo, quasi discreto, che però secondo il nuovo Papa esprime profondamente il cuore della sua fede. Nel viaggio di ritorno dal suo primo pellegrinaggio apostolico in Turchia e Libano, il pontefice ha indicato, come guida spirituale personale, un testo poco noto: La pratica della presenza di Dio, scritto dal carmelitano del Seicento Frate Lorenzo della Resurrezione.
Una spiritualità “feriale” e per tutti
Per il Papa, che ha vissuto anni difficili, tra impegni pastorali e missioni anche in contesti di crisi, questo libro rappresenta un compagno di strada: «un testo davvero semplice, scritto da qualcuno che non firma neppure con il suo cognome, Fratel Lawrence», ha spiegato.
Il pregio di questo scritto non è la dottrina complessa né lo stile teologico raffinato, ma un approccio che appare oggi più che mai necessario: una preghiera continua, un’“attenzione amorosa” a Dio che accompagna ogni gesto quotidiano. Non un atto isolato, né confinato a momenti “sacri”, ma una costante presenza del cuore.
Secondo Frate Lorenzo, vivere alla presenza di Dio significa trasformare ogni azione - dal lavoro alla preghiera, dal silenzio alla fatica - in un’occasione per incontrarlo. Egli raccontava di percepire la vicinanza di Dio anche mentre pelava patate, riparava sandali o svolgeva le mansioni più umili in convento. «Basta volgere il cuore a Dio per un istante, prima di agire e dopo aver agito» — era questo il suo invito.


La copertina del libro indicato dal Papa
Perché il Papa lo propone oggi
La scelta del Pontefice è anche un segnale chiaro: in un mondo segnato da distrazioni, corse, emergenze personali e sociali la spiritualità semplice e incarnata di Frate Lorenzo rappresenta una via accessibile a tutti. Non servono grandi ritiri, non servono condizioni ideali: serve solo un cuore disposto.
È una spiritualità feriale, che trasforma il quotidiano (la casa, il lavoro, il silenzio, la fatica) in un tempo sacro, in un dialogo continuo con Dio. È un invito a riscoprire la presenza di Dio nel concreto, nella fragilità, nella routine, nella semplicità e anche difficoltà della vita di tutti i giorni
La pratica della presenza di Dio non offre scorciatoie, non promette sensazionalismi. Ma propone una pace profonda, una serenità interiore, una comunione silenziosa con Dio, capace di trasformare anche le giornate più ordinarie in un “oratorio” del cuore.




