Dio ha scritto un libro stupendo le cui lettere sono la moltitudine delle creature presenti nell’universo »: così san Giovanni Paolo II nel 2002, raccogliendo l’eco della Bibbia che si affaccia sul creato con lo stesso desiderio di leggere le righe che il Creatore vi ha scritto (invito i lettori a riprendere la preghiera del Salmo 19 «I cieli narrano…»). Siamo ormai alle soglie della primavera, ma soprattutto siamo nell’anno giubilare e vorremmo proporre la pagina biblica che lo descrive, il c. 25 del Levitico, il terzo libro delle Sacre Scritture.
Come abbiamo avuto occasione di affermare in passato, in quel testo c’è una norma sorprendente. Sulla scia della settimana liturgica, anche la terra vive il suo sabato di riposo: «Non farete né semina, né mietitura, né vendemmia delle vigne… Potrete mangiare il prodotto che daranno da sé i campi» (vv. 11-12). Questa norma valeva ogni sette anni, ma anche nel cinquantenario giubilare. Sorge spontanea una domanda realistica: far “riposare” la terra per due anni di seguito – il 49° (7x7) e il 50° – non avrebbe messo in crisi la stessa sopravvivenza delle persone?
Forse si unificavano i due “riposi” in quello del Giubileo e, così, si era in presenza soprattutto di una lezione, di un segno, di un auspicio, di uno sguardo oltre il consueto modo di vivere. È un po’ in questa luce che noi raccogliamo ora l’appello biblico. Far “riposare” la terra senza seminarla, ma usufruendo dei prodotti spontanei del suolo, spinge a scoprire che il creato è un dono, che i cicli della natura non dipendono solo dal lavoro dell’uomo dell’uomo ma innanzitutto dal Creatore. In particolare, si ha l’invito a rispettare la terra, a contemplarne la bellezza, a seguirne i ritmi.
È, appunto, ciò che suggeriva Giovanni Paolo II ed è quello che ha sviluppato in modo ampio e appassionato papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ (24 maggio 2015). Egli, riprendendo le parole dell’episcopato canadese, ribadiva: «Dai più ampi panorami alle più esili forme di vita, la natura è una continua sorgente di meraviglia e di riverenza. Essa è una rivelazione continua del divino» (n. 85). Anche per questa via si condanna lo sfregio costante che si compie nei confronti del nostro pianeta da parte dell’egoismo e dell’indifferenza umana.
Entra, così, in scena la questione ambientale e non solo come tema economico-sociale, ma anche religioso e culturale. Secondo la Bibbia, il Creatore, infatti ha collocato l’umanità sulla terra per «coltivarla e custodirla » (Genesi 2,15).
L’indifferenza ecclesiale su questo soggetto è stata scossa a più riprese da papa Francesco e il Giubileo, col suo monito simbolico a far “riposare” la terra, è un tempo di contemplazione e di “custodia” dell’aria, delle acque, dei monti, della vegetazione, degli animali, del cibo, realtà presenti nella mirabile casa comune della quale siamo ospiti.