L'omaggio a Ezio Bosso, morto nel 2020, in apertura del Festival di Sanremo (Ansa)
“Il bel tempo si vede dal mattino”, così si dice, per apprezzare un buon inizio. La voce del maestro Ezio Bosso, sulle note di “Following a bird” conferma la verità di quanto Platone pensava della musica: “La musica è una legge morale. Essa dà anima all’universo, le ali al pensiero, slancio all’immaginazione, fascino alla tristezza, impulso alla gioia e vita a tutte le cose”.
Introducendosi con questa musica, Sanremo 2025 ha già chiarito cosa vuole che accada sul palco dell’Ariston, in questi giorni del Festival italiano, diventato un vero e proprio fenomeno culturale. Sanremo non è più “solo Sanremo” (una semplice competizione musicale popolar nazionale). Come tale può/deve essere valutato, osservato criticamente, per capire se davvero promuove cultura, manifestando la bellezza e la dignità dell’umano, la sua creatività attraverso il linguaggio artistico della musica.
La Pop-Theology è giudizio critico e parte da una prospettiva che guida il suo discernimento di questo fenomeno, cioè la definizione di cultura di san Giovanni Paolo II: “la cultura è ciò rende l’uomo più uomo”. Attenzione, non “più che uomo”: a questo ci pensano gli allucinogeni del post-umanesimo degli androidi dell’Intelligenza artificiale. L’uomo, invece, ha il compito di non perdere la propria umanità e, dunque, di coltivarsi, per crescere. elevarsi, facendo splendere tutta la sua bellezza nell’amore.
Sanremo perciò, celebrando la cultura e l'arte italiana, ha la responsabilità di promuovere contenuti che corrispondano ai valori di umanità, di quell’umano-che-è-comune a tutti e in nome del quale si è tutti fratelli: inclusione, rispetto e lealtà, compassione, onestà e solidarietà, fratellanza, amicizia, comunione. Le poche parole di Bosso sono state chiare, come un testamento: “la musica come la vita si fa insieme”. E potremmo interpretarlo così: “la musica ci mette insieme per fare la vita di tutti”.
La sorpresa del messaggio di Papa Francesco è diventata come un sigillo a questa attesa di unità: “Penso ai bambini che non possono cantare la vita; la musica è bellezza e strumento di pace. La musica aiuta la convivenza dei popoli; non dimentichiamo mai che la guerra è sempre una sconfitta”. Il sogno del Papa diventa il sogno di Sanremo quest’anno: un sogno di pacificazione universale.
E se il suo desiderio più grande è “vedere chi si è odiato stringersi la mano, abbracciarsi e dire con la vita, la musica e il canto: la pace è possibile”, sembra che il palco dell’Ariston abbia voluto porre un segno in questa direzione; la cantante israeliana Noa e l’artista palestinese Mira Awad hanno unito le loro voci per cantare le parole dello storico Inno della pace- Imagine- di John Lennon. Il fatto che Imagine sia stato cantata dopo le parole e la testimonianza di Papa Francesco, quasi a rilanciare il suo sogno di pace, conferma che il testo di Lennon – per altro riformulato con parole che ne attualizzano il messaggio centrale di pace e di fratellanza, di solidarietà e di condivisione delle risorse della terra - intanto “nega la religione” in quanto la religione sia qualcosa per cui uccidere e morire, cioè la religione sia qualcosa per cui farsi guerra: “Nothing to kill or die for”.
È questo che bisogna negare, come anche un “paradiso” che mi porta ad annientare gli altri o ad affamare gli altri, accaparrando solo per sé stessi, ampliando la forbice dei popoli sempre più poveri e dei pochi ricchi sempre più ricchi. È proprio questa ingiustizia sociale, queste strutture di peccato (come le ha chiamato Giovanni Paolo II) è portano tanta sofferenza, nella volontà di potenza e di dominio che produce tutte le guerre, inutili stragi di esseri umani innocenti, se pensiamo ai bambini.
Un messaggio di resilienza e di speranza. E con “Following a bird”, Sanremo presenta il suo programma, che, al nostro sguardo pop-theologico, appare come un “programma di resilienza umana” alla barbarie disumana della perdita dei sentimenti veri, dell’amore dietro le sue simulazioni assoggettate alle logiche del mercato.
Ecco la vasta gamma di emozioni profonde e toccanti, nell’ascolto di una musica che ispira tranquillità, infondendo un senso di calma e pace interiore; riflessione, perché è musica che invita all'introspezione e alla contemplazione della propria vita e delle esperienze passate, suscitando emozioni sincere, immedesimanti, capaci di evocare sensazioni nostalgiche, creando un legame empatico profondo con l'ascoltatore; infine e soprattutto, speranza, nonostante le difficoltà della vita.
“Following a bird” è un buon inizio perché è una autodichiarazione di Sanremo 2025 come “messaggio di speranza”. Questa composizione, infatti, è un viaggio emozionale che riflette la complessità e la bellezza della vita umana, esprimendo attraverso la musica le sfumature delle esperienze personali di Bosso e la sua lotta contro una malattia neurodegenerativa.
La musica assume “corpo” nella testimonianza del Maestro che vive la musica come “una forma di terapia e una vera libertà”.
Allo sguardo critico della Pop-Theology, d’altra parte, le canzoni riflettono emozioni e esperienze umane universali, aiutando gli ascoltatori a connettersi con i propri sentimenti e a comprendere meglio quelli degli altri, ad immedesimarsi. Questa “empatia” è una componente fondamentale dell’umanità. È bene ribadirlo oggi, nel tempo della tecnocrazia anaffettiva che sta costruendo robot capaci di simulare le espressioni di sentimenti e affetti.
Ci si aspetta – ed è questo che la Pop-Theology vorrà focalizzare - che il festival metta in evidenza contenuti che promuovono messaggi positivi, affrontando tematiche personali e sociali in modo costruttivo, nel rispetto la dignità di tutte le persone. Questo non significa censurare l'arte, ma piuttosto fare una scelta consapevole su quali messaggi si vuole promuovere su una piattaforma così influente.
La libertà artistica è fondamentale, ma deve essere bilanciata con la responsabilità sociale.
Testi che dovessero promuovere violenza o disumanizzazione non contribuiscono alla crescita culturale e umana che Sanremo invece deve sostenere. Tuttavia, è importante ricordare che ogni canzone può essere interpretata in modi diversi a seconda del contesto e delle esperienze personali degli ascoltatori. In fondo ogni canzone nasce, come ogni altra opera d’arte, nell’ascolto o nella fruizione di chi l’assimila, facendone come la cassa di risonanza, con l’augurio di Papa Francesco: “che la buona musica possa raggiungere il cuore di tutti”.
Intanto è l’amore che viene cantato a Sanremo e le canzoni diventano come un “luogo teologico” alla ricerca e alla scoperta dell’amore vero, autentico, oltre ogni simulazione o oltre ogni mercificazione.
Achille Lauro celebra la giovinezza come un’esperienza di passione sfrenata e vulnerabilità, un viaggio tra errori e fughe che nasconde il bisogno profondo di amore e salvezza. "Se non mi ami muoio giovane" non è solo un grido d’amore terreno, ma l’espressione di una sete infinita di senso e appartenenza, una ricerca che sfiora l’assoluto. In questa giovinezza incosciente si riconosce la condizione umana: smarrita ma sempre in cammino, come il figliol prodigo, pronta a cadere e rinascere. La pioggia sopra Villa Borghese diventa segno di purificazione, mentre la precarietà di una vita vissuta ai margini si trasforma in luogo di grazia. La Pop-Theology ci ricorda che ogni storia, anche quella più turbolenta, è spazio di redenzione e misericordia.
Gli "incoscienti giovani" non sono anime perse, ma pellegrini alla ricerca di un amore eterno. È l’amore si manifesta in Quando sarai piccola di Simone Cristicchi, una carezza dolcissima, un canto di tenerezza e memoria che capovolge il tempo. Una madre, ormai fragile, torna bambina, mentre il figlio diventa il custode dei suoi ricordi, delle sue fragilità e del suo amore passato. È il mistero dell’amore che si fa circolare, proprio come in Cristo: chi un tempo accudiva, ora viene accudito.
In questa piccola "Passione quotidiana", l’amore si trasforma in dono reciproco. Non c’è paura, ma solo una promessa di cura infinita: restituire tutto ciò che è stato ricevuto, persino quando le parole svaniscono.
È qui che Pop-Theology incontra il Vangelo del servizio, quel chinarsi sull’altro come segno del vero amore, che è pazienza, tenerezza e compassione senza fine. Decisivo sarà che l’amore non perdi il sentimento e sia solo sesso, come in Lentamente di Irama. Non sarebbe più amore, ma “inferno a fuoco lento” (F. Gabbani). Ma la ricerca continua.